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Morte Lady D, limousine Mercedes era un ex rottame riparato

Morte Lady D, limousine Mercedes era un ex rottame riparato

Analisi incidente ribadisce importanza delle cinture posteriori

24 luglio 2017, 12:36

Redazione ANSA

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Morte Lady D, limousine Mercedes era un ex rottame riparato - RIPRODUZIONE RISERVATA

Morte Lady D, limousine Mercedes era un ex rottame riparato - RIPRODUZIONE RISERVATA
Morte Lady D, limousine Mercedes era un ex rottame riparato - RIPRODUZIONE RISERVATA

ROMA - Se Lady D avesse viaggiato su un'auto in perfetto stato e indossando anche dietro le cinture - obbligo che anche in Italia è stato recentemente ribadio - ciò che avvenne nel tunnel dell'Alma il 31 agosto 1997 probabilmente avrebbe avuto conseguenze diverse. A pochi giorni dal ventesimo anniversario dal tragico incidente che provocò la morte della Principessa Diana, di Dodi Al Fayed e dell'autista Henri Paul, torna infatti d'attualità il ruolo che ebbe in quell'evento la Mercedes 280 Classe S su cui viaggiavano Diana e Dodi. Il volume 'Qui a tué Lady Di?' realizzato da tre giornalisti del settimanale Paris Match - Pascal Rostain, Bruno Mouron e Jean-Michel Caradec'h - pubblicato in maggio in Francia da Grasset ha infatti raccontato l'incredibile storia di un'auto che avrebbe dovuto essere tra le più sicure al mondo e che, per una serie di concause, diventò invece l'elemento forse decisivo nella tragica conclusione dell'incidente. Gli autori del libro hanno ricostruito la storia della 280 Classe S utilizzata dalla Etoile Limousines per i servizi di noleggio con conducente destinati ai clienti del Ritz di Parigi, l'hotel di proprietà Mohamed Fayed, padre di Dodi Fayed allora compagno di Diana. Acquistata nel settembre del 1994 dal manager francese Eric Bousquet per l'allora corrispettivo di 85.000 euro, l'auto era però stata rubata nel gennaio del 1995 da un carcerato che, dovendo rientrare in prigione alla fine di un permesso, aveva scelto di utilizzare questa lussuosa limousine per concludere 'alla grande' la sua giornata. La bravata si era però conclusa con uno spettacolare incidente a 160 all'ora e la Mercedes 280 Classe S aveva cappottato più volte in un campo riducendosi ad un rottame. ''L'assicurazione mi rimborsò integralmente il valore dell'auto come da nuova - ha dichiarato agli autori del libro Bouquet - considerando che era distrutta, impossibile da riparare. Avrei voluto recuperarla e farla riparare ma mi venne spiegato che era impossibile, troppo pericoloso''. Trattandosi di una Mercedes con soli quattro mesi di vita, il rottame non venne però distrutto - come avrebbe dovuto avvenire - ma recuperato da un carrozziere di pochi scrupoli, il quale dopo la riparazione riuscì a rivendere la 280 Classe S a 40.000 mila euro appunto alla società Etoile Limousines. Gli autori del libro riferiscono che due mesi prima dell'incidente che Karim, uno degli autisti che lavoravano per l'Hotel Ritz, aveva avvisato il direttore dell'albergo di quel tempo Frank Klein della pericolosità dell'auto dicendo che ''era necessario sbarazzarsi di questa carretta che non teneva la strada oltre i 60 all'ora''. Karim, secondo il libro, avrebbe anche avvisato il proprio superiore alla Etoile Limousines che ''quell'auto andava venduta''. Ciò che avvenne nel tunnel dell'Alma è ben noto, ma va ricordato come le riparazioni radicali di una vettura incidentata possono compromettere la sicurezza non solo dal punto di vista della tenuta di strada (per errata geometria dei punti di attacco delle sospensioni e per anomale flessioni della scocca) ma anche e soprattutto per la differente 'risposta' degli elementi strutturali e della carrozzeria rispetto al progetto iniziale. Dato che i limiti biomeccanici che possono consentire la sopravvivenza a bordo durante un urto contro ostacolo fisso vengono superati - con una vettura in perfetto stato e in anche in presenza di sistemi di ritenuta e protezione, come appunto le cinture di sicurezza anche posteriori - oltre gli 80 kmh, è evidente come lo stato complessivo di quella Mercedes, un rottame che era stato rimesso su strada, abbia certamente contribuito al tragica conclusione di quell'urto per tutti coloro che a bordo non avevano le cinture allacciate. L'unico che le aveva, la guardia del corpo Trevor Rees-Jones, riuscì a sopravvivere allo schianto contro il pilastro di cemento.

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