Un consumo eccessivo di fruttosio
può provocare la Nafld, la steatosi epatica non alcolica
(conosciuta anche come malattia del 'fegato grasso'). A dirlo è
uno studio condotto dalla Scuola di Medicina dell'Università
della California che è stato pubblicato sulla rivista
scientifica Nature Metabolism.
Secondo quanto appurato, il fruttosio influisce negativamente
sul fegato solo dopo aver raggiunto l'intestino, dove lo
zucchero disturba la barriera epiteliale che protegge gli organi
interni dalle tossine batteriche.
"La capacità del fruttosio, che è abbondante nei fichi secchi
e nei datteri, di indurre il fegato grasso, era nota agli
antichi Egizi, che nutrivano anatre e oche con frutta secca per
realizzare la loro versione del 'foie gras'», commenta Michael
Karin, ricercatore che ha condotto l'analisi, che spiega come
l'aumento del consumo di bibite contenenti un alto contenuto di
fruttosio corrisponde alla "crescita esplosiva nell'incidenza"
della sindrome del fegato grasso. Per i ricercatori è stato
interessante notare come l'assunzione di fruttosio, quando è
stata ridotta al di sotto di una certa soglia, non ha causato
effetti negativi, suggerendo che solo il consumo eccessivo e a
lungo termine di fruttosio rappresenti un rischio per la salute.
Un moderato apporto di fruttosio attraverso il normale consumo
di frutta è, invece, ben tollerato.
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