Ripristino e cura degli ecosistemi
naturali e delle reti ecologiche (network) per una agricoltura
ecosostenibile, con approccio agro-bioecologico e difesa delle
risorse naturali, partendo dalle disponibilità idriche
all'irrigazione. In funzione della produzione di cibo.
Questi tra gli obiettivi della partnership tra Fao e Ordine
nazionale dei biologi (Onb), le cui basi sono state gettate in
un recente incontro a Roma, nei locali del centro formazione
dell'Onb. Nel meeting è stata concordata la creazione di
un'apposita cabina di regia cui toccherà il compito di
verificare sul campo le varie possibilità e tracciare le
coordinate per il varo di protocolli d'intesa tra Onb e Fao
mirata all'inserimento dei Biologi, anche attraverso percorsi di
formazione, in progetti in tutto il mondo. Presenti al summit
per la Fao, il vice direttore generale, Beth Bechdol, e il
vicedirettore generale aggiunto e consigliere speciale, Maurizio
Martina, Pd, ex ministro delle Politiche agricole. Per l'Ordine
nazionale dei biologi, il presidente Vincenzo D'Anna, e, in
rappresentanza del Coordinamento nazionale biologi ambientali
(Cnba), Maria Sorrentino, responsabile organizzativo e della
comunicazione, e Giuliano Russini, responsabile tecnico. Hanno
fatto parte della delegazione della Fao anche Aruna Gujral
(Strategy and Planning Officer at Fao), Maria Semedo
(vicedirettore generale) e Ariella Glinni (secretary Committe on
Agriculture).
"È stato un incontro molto produttivo - ha commentato Bechdol
- in vista dell'obiettivo di procedere verso una produzione
agricola sostenibile e a lungo termine, in tutto il mondo, con
l'opportunità di coinvolgere nelle strategie della Fao che si
sviluppa sul fronte dei progetti ecosostenibili, l'apporto
prezioso della scienza e della biologia". Sulla stessa linea
l'ex ministro Martina: "Nell'ordine dei biologi ci sono
competenze ed esperienze molto forti, ed è giusto dunque fare
incontrare questi percorsi per lavorare sempre meglio su un tema
che sarà sempre più dominante, convertire cioè il nostro modello
di sviluppo verso la massima sostenibilità possibile". A sua
volta, il presidente D'Anna ha sottolineato che con questa
collaborazione "i biologi si riappropriano ufficialmente del
contesto che riguarda la tutela dell'ambiente, sul fronte della
salvaguardia delle aree boschive, della lotta alla
desertificazione, allo spreco dell'acqua, e soprattutto per
l'incentivazione delle tecniche di coltivazione biologica e
biodinamica nei paesi in via di sviluppo".
Tre i livelli di collaborazione: protocolli di intesa,
supporto dei biologi a progetti esistenti, borse di studio a
neolaureati iscritti all'Onb per la partecipazione a un progetto
Fao attivo, o coordinato con l'Onb, in uno dei paesi e dei
continenti in cui interviene la Fao, per formare biologi con
adeguate expertise.
Un impegno sempre più importante in un contesto in cui,
secondo la mappa elaborata dall'Osservatorio europeo sulla
siccità (Edo), e, prima anche uno studio del Cnr, in Abruzzo le
aree a rischio sono tra il 30 e il 50 per cento; stesso range di
Sardegna, Marche, Emilia Romagna, Umbria, e Campania, mentre in
Sicilia si arriva al 70%, in Puglia il 57%, nel Molise il 58%,
in Basilicata il 55%. Ad essere presa in considerazione
dall'Osservatorio 3 indicatori di siccità: confronto tra le
precipitazioni attuali e quelle degli anni passati nello stesso
periodo, anomalia di umidità del suolo e impatto della siccità
sulla vegetazione. Altre aree giallo arancioni nella mappa
dell'Edo, sono Molise, Piemonte, la costa romagnola, territori
sparsi di Toscana ed Umbria, e fino in Val d'Aosta e Alto Adige.
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