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Aglio rosso di Sulmona, un museo per raccontare storia e usi

Aglio rosso di Sulmona, un museo per raccontare storia e usi

Gal Abruzzo Italico-Alto Sangro con Parco Maiella e Consorzio

SULMONA, 11 maggio 2022, 15:58

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Le zolle vanno raccolte rigorosamente a mano, le teste devono essere al massimo tra i 4,5 e i 5,5 centimetri, possiede proprietà organolettiche e curative ed è un ottimo 'disinfettante', gli allevatori lo danno agli animali per purificarli e i contadini lo usavano per tenere lontano insetti e alleviare il prurito in caso di punture. E' l'aglio rosso di Sulmona in onore del quale il Gal Abruzzo Italico-Alto Sangro (Aias), in collaborazione con il Parco nazionale della Maiella e il Consorzio produttori, ha allestito un museo-galleria, accolto negli spazi dell'Abbazia di Santo Spirito a Morrone alla Badia di Sulmona. L'inaugurazione è stata l'occasione per raccontare segreti e tradizioni legati all'aglio rosso di Sulmona, che è anche un marchio registrato. "Promuovere iniziative per la salvaguardia delle risorse genetiche vegetali (Rgv) è importante - ha detto il direttore del Parco della Maiella Luciano Di Martino, esperto botanico - perché, in una dimensione etica e culturale, esse rappresentano un patrimonio di tutta l'umanità che dovrebbe essere lasciato in 'eredità' alle future generazioni. Costituiscono, inoltre, una fonte preziosa e non rinnovabile di geni utili nonché un elemento importante per gli equilibri ecologici che si sono ormai definiti nelle aree di coltivazione".
    L'aglio rosso di Sulmona è una delle varietà agronomiche più importanti conservate, inserite con l'allora Agenzia Regionale per i servizi di sviluppo agricolo (Arssa) nel progetto "Coltiviamo la diversità" insieme a grano solina, grano casorella, fagiolo socere e nore, fagiolo gentile, fagiolo tabacchino, ciliegia pallone, mela paradiso, pesca testa rosce, pera trentatrè once, mezza fava. La coltivazione dell'aglio rosso nella Valle Peligna è di antica tradizione, come confermano testimonianze della metà del XIX secolo. "E' l'unico ecotipo italiano nel quale l'emissione degli scapi fiorali avviene regolarmente tutti gli anni - ha spiegato ancora Di Martino - Inoltre, l'elevato contenuto in principi attivi conferisce a questo prodotto un aroma e un sapore particolarmente piccanti".
   

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