"Sono fiducioso. Il problema del
taglio del fondo nazionale per i disturbi del comportamento
alimentare è risolvibile. Credo che il governo abbia capito che
è una questione importante, anche a livello di immagine. Al di
là dei finanziamenti speriamo che sia però anche l'occasione per
discutere più a fondo il problema e trovare una soluzione
strutturale". E' l'opinione di Giovanni Abbate Daga, direttore
del Centro disturbi alimentari della Città della Salute di
Torino.
"Fino a ottobre sono stati stanziati 1,8 milioni di euro per
due anni, una cifra che copre 2023 e 2024. Bisogna fare la
correzione in fretta perché altrimenti i soldi non arriveranno
in tempo e non si potranno rinnovare i contratti di 800 persone
assunte in Italia, medici. neuropsichiatri, psicologi,
dietologi, infermieri. Questo avrebbe conseguenza sulle liste
d'attesa e limiterebbe le prestazioni aggiuntive" spiega Abbate
Daga. "Contro i tagli si sono mossi clinici e familiari, c'è chi
avrebbe voluto subito andare in piazza e chi ritiene più giusta
la strada del dialogo. Nel mondo politico è importante la
posizione favorevole assunta dall'onorevole Semenzato, esponente
della maggioranza".
Abbate Daga riconosce che in Piemonte sul tema c'è
attenzione. "La Regione - spiega - ha stanziato a fine anno
150.000 euro ed è prevista l'apertura in Piemonte di una
comunità, un centro per venti adulti e due da dieci posti
ciascuno per i minori. C'è una commissione che sta valutando i
progetti. Dal punto di vista tecnico si chiuderà in fretta, il
bando è già stato fatto. In Piemonte le persone che soffrono di
disturbi alimentari sono migliaia, solo alle Molinette abbiamo
in carico 500 pazienti adulti, altrettanti al Regina Margherita.
Ci sono due picchi: tra i 14 e i 17 anni e tra 18 e 20. E' una
malattia che dura a lungo, per uscirne ci vuole tanto tempo, in
media quattro o cinque anni".
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