Al di là dei costi spesi dal Servizio sanitario nazionale, ogni paziente di emicrania spende 4.352 euro all'anno tra perdite di produttività e assistenza formale e informale. Spendono di più gli uomini (6.062 euro) che le donne (3.632). A dirlo è uno studio dell'Università Bocconi presentato da Rosanna Tarricone, professore associato del Dipartimento di Social and Political Sciences dello stesso ateneo, durante l'evento digitale 'Emicrania: combattere il disagio e le prospettive future', organizzato dal Sole24Ore.
La differenza di genere, spiega Tarricone, "non dipende da una patologia meno severa per le donne" visto che nello studio che ha portato all'analisi erano state notate pazienti che "avevano una sintomatologia maggiore rispetto agli uomini e una qualità di vita peggiore".
Le donne hanno 6,6 giorni all'anno di vita privata e sociale persi a causa dell'emicrania, a fronte dei 5 degli uomini. Il dato più rilevante è quello dei giorni di lavoro con dolore: 12,9 all'anno per le donne e 8,9 per gli uomini. In totale, a causa dell'emicrania, le donne perdono 4,2 giorni di lavoro a fronte dei 3,4 degli uomini. Secondo Piero Barbanti, presidente dell'Associazione neurologica italiana per la ricerca sulle cefalee, autore del libro 'Emicrania: storia di un personaggio in cerca di autore', dall'esordio della prima emicrania alla scelta di andare al Centro cefalea passano circa 20 anni. E l'emicrania è una malattia che ha un alto 'turismo sanitario': uno su due si sposta per curarsi. Ma prima di arrivare a una diagnosi ci vogliono i consulti di circa 8 specialisti diversi.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA