La nuova classe di farmaci delle glifozine sta cambiando l'approccio alla gestione del diabete: purtroppo questa terapia è ancora prescritta solamente a una persona su 4 tra coloro che ne avrebbero bisogno. Una delle possibili cause di questa mancata prescrizione è la necessità di acquisire più dati sulla sicurezza negli anziani. Per questo motivo l'Agenzia Italiana del Farmaco ha finanziato con un milione e mezzo di euro uno studio clinico che coinvolgerà 30 centri italiani, promosso dalla Società Italiana di Diabetologia (Sid),
Le glifozine o SGLT-2 inibitori (cioè inibitori del trasportatore di sodioglucosio renale) agiscono inibendo l'assorbimento di zucchero da parte del rene. In questo modo, non solo riducono la glicemia, ma assicurano vantaggi su peso e pressione arteriosa; inoltre ritardano la progressione del danno renale, del danno cardiovascolare e riducono in maniera importante il rischio di scompenso cardiaco. "Per questo, secondo le Linee Guida, sono farmaci sono raccomandati in pazienti a rischio di scompenso cardiaco, in pazienti con alterazioni della funzione renale e in quelli con malattie cardiovascolari. Ma su 100 persone con queste caratteristiche, solo circa 25 è trattato con questi farmaci", spiega Agostino Consoli presidente Sid, ordinario di diabetologia all'Università di Chieti. Tuttavia, con l'entrata in vigore della Nota 100 dell'Aifa la loro prescrivibilità è stata estesa al medico di Medicina Generale e "questo faciliterà l'accesso da parte di un maggior numero di pazienti alla terapia, oltre a potenziare l'integrazione tra medicina di territorio e specialista", aggiunge Consoli.
Tra le molecole disponibili oggi in commercio in Italia, canagliflozin, dapagliflozin, empagliflozin ed ertuglifozin hanno alle spalle il maggior numero di studi di sicurezza e efficacia. "Sono però poche le informazioni sul loro effetto nello specifico sugli over 70 - spiega Consol i-. E inoltre mancano i dati di confronto fra le diverse molecole di SGLT2 soprattutto per quanto riguarda gli anziani". Per questo la Sid ha elaborato un ampio progetto di ricerca della durata di 3 anni che vede come principal investigator Angelo Avogaro, presidente eletto Sid, coadiuvato da Gian Paolo Fadini, coordinatore del Centro Studi Sid. "Stiamo terminando il processo autorizzativo da parte dei Comitati Etici dei Centri che partecipano. Ci sono stati ovvii ritardi dovuti alla pandemia - spiega Avogaro, professore di Endocrinologia all'Università degli Studi di Padova - ma, a brevissimo, partirà l'arruolamento degli oltre 3.000 pazienti, uomini e donne, con più di 70 anni, con una storia di malattia cardiovascolare accertata e con un controllo non ottimale del diabete. Verranno loro prescritte le glifozine per valutarne sicurezza ed efficacia in una popolazione particolarmente fragile e quindi più suscettibile a potenziali effetti avversi dei farmaci.
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