"Temiamo che l'inasprimento del regionalismo sanitario, già introdotto nel 2001 con la riforma del Titolo V della Costituzione, riduca l'assistenza a semplice prestazione. Con la possibile concorrenza anche fra strutture pubbliche, è inevitabile l'aumento delle differenze territoriali". Così il presidente dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), Francesco Perrone, esprimendo forti preoccupazioni per i rischi conseguenti al ddl sull'Autonomia differenziata, approvato al Senato e che ora passa alla Camera.
"Solo la collaborazione e la coesione senza ostacoli consentono di migliorare la qualità delle cure. Questo - dice Perrone - è un principio cardine della nostra etica professionale, sia nell'assistenza che nella ricerca". In Italia, nel 2023, sono stati stimati 395.000 nuovi casi di tumore. Circa il 60% dei pazienti è vivo a 5 anni dalla diagnosi. "Il Servizio Sanitario Nazionale è uno dei migliori al mondo, ma ha bisogno di 'manutenzione' e di essere difeso nella sua principale caratteristica, cioè l'universalismo delle cure", sottolinea Perrone secondo il quale l'Autonomia differenziata "aumenterebbe il divario già esistente. Oggi - dice - è già forte la concorrenza fra sistema pubblico e privato. Ma, con la realizzazione del regionalismo differenziato, è concreto il rischio che le stesse strutture pubbliche entrino in competizione fra loro e che le Regioni più ricche offrano ai professionisti migliori contratti e remunerazioni più elevate".
La via da seguire, conclude il presidente Aiom "non va verso un regionalismo sanitario ancora più forte ma nella direzione di un potenziamento del sistema a livello centrale, a cui servono più competenze e risorse. Dall'altro lato, vanno realizzate le reti oncologiche regionali su tutto il territorio".
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