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Tumore al seno, la maggioranza delle pazienti può diventare madre dopo le cure

Tumore al seno, la maggioranza delle pazienti può diventare madre dopo le cure

Studio all'ASCO, più chance con preservazione della fertilità alla diagnosi

CHICAGO, 02 giugno 2024, 16:54

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

La maggior parte delle donne che hanno avuto un tumore al seno, dallo stadio 0 fino allo stadio III, e che tentano di concepire un figlio dopo aver completato il trattamento, possono rimanere incinte e avere un parto sicuro per il nascituro. È il risultato di uno studio finanziato dall'organizzazione Susan G. Komen e dalla statunitense Breast Cancer Research Foundation, presentato al Congresso della Società americana di oncologia clinica (Asco).
    "I dati in evoluzione continuano a dimostrare non solo la possibilità ma anche la sicurezza della gravidanza, con bambini nati vivi, dopo il trattamento del cancro al seno. Questo studio ha indicato un numero significativo di donne che hanno avuto cancro al seno e che hanno tentato una gravidanza e hanno ottenuto un parto sicuro", rileva Elizabeth Comen, oncologa al Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York. Inoltre, "la popolazione riportata in questo studio ha un follow-up mediano di oltre 10 anni e include donne con una storia di qualsiasi sottotipo di cancro al seno", sottolinea Kimia Sorouri, ricercatore presso il Dana-Farber Cancer Institute, Boston. Lo studio ha incluso 1.213 partecipanti a cui era stato diagnosticato un tumore al seno di stadio da 0 a III all'età di 40 anni o prima dal 2006 al 2016. Non sono state incluse donne con malattia metastatica. Delle partecipanti idonee, 197 hanno riferito di aver tentato una gravidanza nel corso di un follow-up di 11 anni. Delle pazienti che hanno tentato una gravidanza dopo il trattamento, almeno il 73% è rimasta incinta una volta e il 65% delle pazienti ha riferito di aver avuto almeno una gravidanza in cui il bambino è nato vivo. Il tempo medio dalla diagnosi alla prima gravidanza è stato 4 anni. Le donne più anziane al momento della diagnosi avevano meno probabilità di rimanere incinte, mentre le pazienti che erano in una situazione finanziaria migliore e quelle che si erano sottoposte a preservazione della fertilità avevano maggiori probabilità. Tra le partecipanti che avevano tentato una gravidanza, l'età media alla diagnosi era di 32 anni; il 68% aveva ricevuto chemioterapia e il 57% aveva ricevuto una terapia ormonale; il 13% aveva una mutazione genetica Brca1 e/o Brca2; il 28% era stato sottoposto a preservazione della fertilità al momento della diagnosi, in particolare al congelamento di ovuli o embrioni.
   

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