Un trattamento basato sull'utilizzo
di un virus dell'herpes simplex geneticamente modificato -
denominato Rp1 -, insieme a un farmaco immunoterapico
(nivolumab), può fornire una nuova chance terapeutica ai
pazienti con una forma avanzata di melanoma e che non rispondono
più all'immunoterapia standard. Uno studio clinico su 140
persone mostra che questo regime è efficace in circa un terzo
dei pazienti che non avrebbero avuto altre opzioni di cura. A
presentare per la prima volta in Italia questa nuova frontiera
dell'immunoterapia sono gli specialisti riuniti da oggi a
Napoli, in occasione della XV edizione del Melanoma Bridge e
della X edizione dell'Immunotherapy Bridge.
"Sebbene le opzioni di trattamento per il melanoma avanzato
siano migliorate, molti pazienti non traggono alcun beneficio
dalle terapie attualmente approvate", spiega Paolo A. Ascierto,
presidente della Fondazione Melanoma e del convegno. "In
particolare, alcuni pazienti trattati con immunoterapia anti-Pd1
non rispondono dall'inizio a questa immunoterapia e altri
rispondono inizialmente e poi sviluppano una resistenza",
aggiunge Ascierto, che dirige l'Unità di Oncologia Melanoma,
Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell'Istituto
Pascale di Napoli.
Quello oggetto della sperimentazione è un virus oncolitico,
vale a dire una forma di immunoterapia che utilizza virus per
infettare e distruggere le cellule tumorali. Rp1, prodotto dalla
farmaceutica americana Replimune, è un trattamento che si basa
su un ceppo del virus herpes simplex progettato e geneticamente
'armato' con due molecole (Galv-Gp R e Gm-Csf) che rafforzare la
capacità di eliminare il tumore e la risposta immunitaria contro
le cellule tumorali.
"Le attuali evidenze dimostrano che Rp1 e nivolumab
rappresentano una combinazione promettente che produce risposte
oggettive in un terzo dei pazienti, con risposte durature, pari
a quasi due anni", conclude Ascierto. "I dati indicano che si
tratta di un trattamento sicuro e che la sopravvivenza è molto
promettente".
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