ROMA - "Grande rispetto per la famiglia e grandissimo dolore per la morte del bimbo, ma anche la giusta attenzione per evitare che altri si trovino nella stessa tragica situazione". Così Alberto Villani, presidente della Società italiana di Pediatria (Sip) e responsabile dell'Unità Operativa di Pediatria dell'Ospedale Bambino Gesù di Roma, sulla vicenda del bimbo di 7 mesi malato d'otite e curato con l'omeopatia, dichiarato oggi clinicamente morto. "Profondo rispetto per i genitori e grandissimo dolore per una vicenda tristissima ma anche necessità di fare chiarezza - spiega all'ANSA Villani - perché non esiste alcun caso noto di una otite con pus curata con l'omeopatia. L'Omeopatia si occupa di situazioni, non cura le patologie. E del resto sulle confezioni dei prodotti venduti negli Usa è scritto chiaramente: 'non cura'". Secondo il presidente della Sip, questo è un confine che va definito e ribadito con chiarezza "altrimenti si rischiano conseguenze terribili per persone fragili".
"Si parla tanto di 'vaccine hesitancy', ovvero di scetticismo nei confronti delle vaccinazioni da parte dei genitori - aggiunge Villani - ma io credo che esista anche una 'medical hesitancy', una esitazione medicale, contro la quale si deve agire appunto facendo soprattutto chiarezza. C'è sicuramente un uso eccessivo di antibiotici ma da qui a non usarli per niente ce ne corre. Se servono bisogna usarli. Così come le vaccinazioni, bisogna farle, perché servono". "In Italia - aggiunge il presidente Sip - ci sono medici che praticano l'omeopatia ed alcuni sono anche estremamente rigidi nel difenderla. E sono sicuro che a tutto questo non sia certo estranea la situazione economica che la circonda. Esiste però un confine che un medico non può e non deve ignorare. In determinate situazioni sintomatologiche, di disturbi lievi gastrointestinali per esempio, l'omeopatia può dare risultati non dannosi, ma laddove c'è una patologia, per questa non ci può che essere la medicina scientifica. Se chi pratica entrambe fa una gestione intelligente, non ci sono problemi". Secondo Villani, l'approccio omeopatico ha successo soprattutto perché "c'è ascolto. Questo rapporto più attento e diretto col paziente, della cui necessità si parla molto da tempo, dovrebbe far parte dell'attività normale di qualsiasi medico, ma serve tempo per farlo. Bisogna trovarlo".
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