La lotta alla depressione, quella più difficile da abbattere che non risponde ai farmaci antidepressivi oggi disponibili, potrebbe trovare un alleato in alcuni antidolorifici, farmaci antinfiammatori che abbiano un effetto anche a livello del cervello. Infatti è stato scoperto che molti di questi pazienti presentano una condizione di infiammazione cronica che potrebbe essere alla base del loro disturbo depressivo.
Lo spiega in un'intervista all'ANSA la psichiatra italiana Valeria Mondelli che lavora presso il King's College di Londra e che sta attualmente conducendo una sperimentazione clinica su pazienti depressi che non rispondono ai farmaci proprio per vedere se un agente antinfiammatorio può funzionare su di loro.
Circa il 40% dei pazienti depressi è attualmente orfano di cura perché ''resistente'' ai farmaci, ovvero non trae alcun beneficio da essi. "Quello che sta emergendo dai nostri e altri studi - spiega l'esperta - è che una parte dei pazienti depressi, in particolare proprio coloro che non rispondono agli attuali antidepressivi, ha livelli di infiammazione più elevati rispetto alla popolazione generale. Questa infiammazione cronica sembra avere effetti sul cervello ed essere alla base della depressione almeno in una parte dei soggetti depressi".
"Attualmente - racconta Mondelli - sto conducendo un trial clinico con un farmaco antinfiammatorio in pazienti depressi resistenti che presentano livelli elevati di infiammazione nel sangue. In questo trial una parte dei soggetti assume l'antinfiammatorio oltre al farmaco antidepressivo".
Il trial clinico in corso coinvolge 44 persone depresse resistenti ai farmaci: parte di loro riceve l'antinfiammatorio più l'antidepressivo, gli altri l'antidepressivo più una sostanza placebo. La sperimentazione, che durerà per tutto il 2018, dirà se una quota importante di pazienti depressi potrà essere curata da antinfiammatori insieme alle terapie standard.
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