Bisogna rivedere (al ribasso) i valori massimi delle linee guida internazionali sulla qualità dell'aria. Infatti, l'esposizione anche a breve termine al particolato fine dell'aria (le Pm 2,5) è legata a diversi disturbi che hanno aumentato i ricoveri e le spese sanitarie. A dirlo è uno studio statunitense pubblicato dal British Medical Journal e che è stato realizzato dalla Harvard Chan School of Public Health. Al lavoro hanno contribuito due ricercatrici italiane: Antonella Zanobetti(con studi perfezionati all'Università di Firenze) e Francesca Dominici (il cui percorso accademico è passato dalla Sapienza di Roma e dall'Università di Padova).
Lo studio conferma come ci siano diverse cause di ricovero ospedaliero associate all'esposizione a breve termine alle Pm 2,5. Tra queste, le malattie cardiache e polmonari, il diabete, il morbo di Parkinson. I ricercatori hanno scoperto che ogni aumento di 1 microgrammo per metro cubo di Pm 2,5 è stato legato a 2.050 ricoveri extra ospedalieri in più, 12.216 giorni in ospedale in più e 31 milioni di dollari (28 milioni di euro) di costi di assistenza per malattie non precedentemente associate a Pm 2,5 incluse la sepsi, l'insufficienza renale e del tratto urinario e le infezioni della pelle. Queste associazioni sono rimaste tali anche quando l'analisi si limitava ai giorni in cui la concentrazione di Pm 2,5 era al di sotto delle linee guida della qualità dell'aria dell'Oms.
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