Ancora un passo avanti verso lo
sviluppo di un vaccino e di trattamenti contro il Covid-19, di
scienziati australiani che hanno osservato le capacità
dell'organismo di combattere il virus e guarire dall'infezione.
I ricercatori del Peter Doherty Institute for Infection and
Immunity di Melbourne hanno mappato le risposte immunitarie di
una tra i primi pazienti diagnosticati con il coronavirus e poi
guariti in Australia e i dati raccolti permetteranno di valutare
l'efficacia di possibili vaccini, secondo la capacità di imitare
la risposta immunitaria dell'organismo.
Nello studio pubblicato su Nature Medicine i ricercatori del
Doherty Institute - joint venture tra l'Università di Melbourne
e l'ospedale Royal Melbourne - riferiscono nelle varie fasi
sulla risposta del sistema immunitario della paziente, una donna
sui 40 anni tornata da Wuhan in Cina con sintomi come letargia,
mal di gola, tosse secca e febbre, da cui i medici avevano
prelevato e testato campioni di sangue in quattro diversi tempi
prima e dopo la guarigione. "Abbiamo esaminato l'intera gamma
della risposta immunitaria della paziente, utilizzando le
conoscenze acquisite in molti anni nello studio delle risposte
immunitarie nei pazienti ricoverati con influenza", scrivono gli
studiosi.
"Dopo tre giorni, abbiamo individuato l'emergenza di una
forte popolazione di cellule immunitarie, un segnale di recupero
già individuato durante l'infezione influenzale stagionale.
Abbiamo quindi previsto che la paziente era in via di
guarigione, e così è stato". "Abbiamo dimostrato che anche se il
COVID-19 è causato da un nuovo virus, in una persona altrimenti
sana una risposta immunitaria robusta è stata associata al
recupero clinico, simile a quanto abbiamo osservato nella comune
influenza".
E' ancora presto per dire se contrarre il Covid-19 una volta
conferisca immunità da una ricaduta, precisano gli studiosi.
"Sappiamo che possiamo generare risposte immunitarie al virus.
La prossima questione è se la risposta immunitaria conferisce
immunità, e per quanto tempo. Speriamo ora di espandere lo
studio a livello nazionale e internazionale per capire perché
alcune persone muoiono per Covid-19 e altre no, e per sviluppare
risposte rapide anche a futuri virus emergenti", concludono gli
studiosi. (ANSA)
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