In Italia arriva una terapia
miniinvasiva per il trattamento delle cisti e delle fistole
sacro- coccigee, un problema che in Italia registra circa 25.000
nuovi casi ogni anno ed è determinato dalla penetrazione dei
peli nel sottocutaneo. I peli, che sono dei "corpi estranei",
inducono una infezione che può anche dare sintomi importanti
come dolore vivace e febbre elevata. Si chiama anni (MITSPE-
Minimally Invasive Total Subcutaneous Excision)
Prima che venissero lanciati questi trattamenti mini
invasivi, la tecnica tradizionale costringeva i pazienti
(perlopiù giovani) ad un lungo e doloroso postoperatorio con
inabilità di molti giorni: le ferite, infatti, guarivano in
tempi molto lunghi che arrivavano fino a 90 giorni, ed anche la
convalescenza presentava problematiche con medicazioni frequenti
e dolorose. Inoltre, la percentuale di recidività era alta,
attestandosi sul 25/30%.
La nuova tecnica, elaborata nel corso di 10 anni, permette ai
pazienti di poter tornare alle proprie attività il giorno
successivo all'intervento, e si esegue in regime ambulatoriale.
Utilizzando piccoli strumenti del diametro di 8 millimetri si
accede alla cavità infetta e, con particolari manovre, viene
asportato tutto il tessuto interessato dalla malattia con il suo
contenuto. L'intervento dura mediamente 15 minuti, e viene
eseguito in anestesia locale.
"L'asportazione di tutto il tessuto interessato da ragione
dell'alta percentuale di successi, circa il 97%, mentre le altre
tecniche mini invasive non hanno la capacità di asportare
completamente la fistola", spiega il dottor Angelo Di Castro,
direttore dell'Unità di chirurgia del trauma del San Camillo di
Roma. "Il paziente viene inviato a domicilio dopo 15 minuti
dall'intervento; di solito non necessita di terapia antalgica e
già dal giorno successivo all'intervento può riprendere la sua
vira normale. L'intervento, peraltro, è indolore e con alcuni
artifici tecnici siamo riusciti a ridurre la percentuale di
ricomparsa della malattia al 2.7%".
"La tecnica MITSPE - sostiene il chirurgo romano - è stata
validata da numerose pubblicazioni scientifiche internazionali e
già ampiamente conosciuta in Italia e rappresenta una vera
rivoluzione. Possiamo dire rappresenta il 'gold standard' nel
trattamento della malattia pilonidale, la cui incidenza è
abbastanza alta".
Di Castro ha perfezionato la sua tecnica prendendo spunto da
un chirurgo Israeliano che, spinto dalla necessità di ridurre i
tempi di convalescenza dei giovani militari affetti da fistola
pilonidale, aveva escogitato una tecnica mini invasiva che
permettesse il rapido reintegro dei militari nelle loro unità
operative.
"Questa tecnica - dice ancora Di Castro - è provata e
riprovata, ed è ormai sicura al cento per cento. Tempi
brevissimi di recupero, un impatto minimo sul corpo del
paziente, una recidività dimezzata e l'azzeramento del dolore
sono le chiavi di una terapia destinata a segnare un
cambiamento. Le tecniche precedenti - racconta il chirurgo del
San Camillo - la superficie cruentata, cioè asportata, poteva
essere tra i dieci e i quindici centimetri quadrati. Oggi grazie
alla nuova procedura di intervento bastano due o tre forellini
da quattro millimetri".
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