I problemi cognitivi e di
depressione sono diffusi in chi è guarito dal Covid-19, ma sono
meno frequenti in chi è stato intubato e sedato rispetto a chi
ha ricevuto supporto solo con la ventilazione non invasiva, come
il casco cpap, rimanendo sempre cosciente. Lo ha verificato uno
studio condotto dall'ospedale San Raffaele di Milano sui malati
in riabilitazione, che erano stati ricoverati in terapia
intensiva e nei reparti di medicina Covid.
La ricerca, pubblicata sulla rivista Plos One, ha coinvolto
87 pazienti con un'età media di 67 anni. Al San Raffaele, circa
il 20% dei malati ricoverati tra i reparti di terapia intensiva,
medicina Covid-19 e malattie infettive ha avuto poi bisogno di
essere assistito nell'Unità di Riabilitazione Covid-19. Degli 87
pazienti studiati, l'80% aveva deficit neuropsicologici (a
memoria, attenzione, orientamento) e il 40% mostrava una
depressione lieve-moderata. Dopo un mese, oltre il 40%
presentava ancora segni di disturbo da stress post-traumatico.
Sorprendentemente però i pazienti che erano stati intubati e
sedati sono risultati essere meno colpiti dai problemi cognitivi
e di memoria rispetto a chi aveva ricevuto solo una ventilazione
non invasiva ed era quindi rimasto cosciente.
"La riduzione dei disturbi cognitivi nei pazienti sedati e
intubati suggerisce che una delle cause del disturbo cognitivo
possa essere rappresentata dal vissuto in fase cosciente di
tutto il percorso ospedaliero della malattia - commentano
Federica Alemanno e Sandro Iannaccone, rispettivamente prima
autrice e coordinatore dello studio - Lo stress emotivo
prolungato, i cambiamenti di ambiente connessi
all'ospedalizzazione, il distacco dai familiari e l'età avanzata
sembrano essere fattori rilevanti che influenzano negativamente
lo stato cognitivo dei pazienti".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA