Basta un semplice esame
del sangue per capire se una persona colpita da meningite
batterica è a rischio di complicazioni o, addirittura, di morte.
E' quanto afferma lo studio "D-dimero come biomarcatore per la
previsione precoce degli esiti clinici in pazienti con infezioni
invasive gravi dovute a Streptococcus Pneumoniae e Neisseria
Meningitidis", pubblicato lo scorso 15 aprile sulla prestigiosa
rivista scientifica "Frontiers in Medicine", a cui ha
partecipato, con un ruolo da protagonista, anche la struttura di
Medicina interna dell'ospedale "Lotti" di Pontedera, diretta dal
dottor Roberto Andreini.
Come spiega Simone Meini, medico della Medicina interna di
Pontedera e firmatario a primo nome della pubblicazione,
l'articolo illustra il ruolo del biomarcatore D-dimero come
predittore di mortalità in pazienti con meningite batterica. "Lo
studio - afferma - è stato condotto su 270 pazienti, una
casistica tra le più ampie finora pubblicate. I pazienti sono
stati osservati dal gruppo dell'ospedale 'Cotugno' di Napoli,
con cui abbiamo collaborato insieme alla clinica infettivologica
di Udine, diretta dal professor Carlo Tascini, e insieme ai
colleghi del Cnr di Pisa". "Ciò che abbiamo osservato - dice
Meini - è che la misurazione su un prelievo di sangue, eseguito
nelle prime 24 ore, del D-dimero ha permesso di individuare quei
pazienti affetti da meningite meningococcica a più alto rischio
di mortalità e complicazioni, accertando nel valore di 7000
nanogrammi per millilitro il livello sopra il quale il rischio
aumenta moltissimo. Poter inquadrare precocemente, attraverso un
semplice test su sangue, disponibile rapidamente e a basso costo
in tutti i laboratori, i pazienti, spesso giovanissimi, a
diverso rischio di mortalità e complicazioni, rappresenta un
importante passo avanti per la loro appropriata gestione".
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