La combinazione di immunoterapia e chemioterapia e la duplice immunoterapia possono cambiare la vita nel trattamento in prima linea dei pazienti con tumore dell'esofago in fase avanzata. Lo mette in evidenza lo studio CheckMate-648, presentato oggi al Congresso dell'Asco, la Società americana di oncologia clinica. Sono stati coinvolti 970 pazienti colpiti da questa tipologia di cancro, nella sua forma a cellule squamose avanzato o metastatico e mai trattati in precedenza. "Nei primi, la combinazione di nivolumab più chemioterapia - spiega Stefano Cascinu, primario dell'unità di Medicina oncologica Irccs Ospedale San Raffaele di Milano parlando della molecola il cui uso per questa forma tumorale non è ancora stato approvato dall'Aifa - ha mostrato un vantaggio davvero impressionante in termini di sopravvivenza globale mediana nel confronto con la sola chemioterapia, pari a 15,4 mesi rispetto a 9,1 mesi. Ottimo anche il risultato raggiunto dalla combinazione delle due molecole immuno-oncologiche, nivolumab e ipilimumab, pari a 13,7 mesi rispetto a 9,1 mesi della sola chemioterapia". Nel 2020, in Italia, sono stati stimati 2.400 nuovi casi di tumore dell'esofago, un dato in aumento costante. "Circa la metà presenta la malattia già in stadio avanzato al momento della diagnosi - prosegue Cascinu - Oggi la chemioterapia è il trattamento standard per questi pazienti, ma la prognosi rimane sfavorevole perché la sopravvivenza non supera i 10 mesi. Da qui l'importanza di individuare nuove opzioni". "L'abuso di alcol e l'abitudine al fumo di sigaretta sono strettamente connessi alla forma squamosa del tumore dell'esofago - conclude Cascinu - Ecco perché è importante promuovere campagne di prevenzione per aumentare le diagnosi in fase precoce e sconfiggere la malattia"
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