Obiettivo meno rifiuti anche nella dialisi. La nefrologia diventa sempre piu' attenta all'ambiente e al modo in cui poter ridurre l'impatto di alcuni trattamenti. Il tema della 'Green Nephrology' è diventato uno di quelli centrali del 62esimo congresso della Società italiana di Nefrologia (Sin), che ha istituto da quest'anno un gruppo di lavoro. "Significa - spiega il presidente Sin Piergiorgio Messa- prendere sempre più consapevolezza che le modificazioni sia del clima che dell'ambiente impattano sulla salute e in particolare su quella dei reni. Sia per il caldo eccessivo sia anche per le modificazioni dell'inquinamento atmosferico: ormai si sa che queste condizioni possono favorire l'aumento delle malattie renali oltre che la progressione. Poi, va considerato che la nefrologia produce degli elementi di scarto nella dialisi". "In ogni dialisi - rileva Messa - si producono oltre 150 litri di liquidi di scarto in cui sono contenute sostanze biologiche eliminate durante il trattamento depurativo.
Considerando che in Italia ci sono oltre 50.000 pazienti e che in ognuno di questi trattamenti vengono utilizzati circuiti disposable per la circolazione extracorporea del sangue lunghi 2 metri o più, è facile immaginare l'entità dell'impatto di questi rifiuti da smaltire. L'impegno della Sin si dovrà coordinare con le strutture politiche ma anche economiche e produttive, per pensare e studiare dei modi in cui questi impatti si vengano a ridurre". "Incentiveremo il gruppo - prosegue - speriamo anche di avere dei fondi per poterlo finanziare nei progetti e che cresca, sensibilizzando anche le entità esterne che accompagnano la nefrologia". "Si sente spesso dire -aggiunge Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica Italiana, che al congresso ha tenuto una lettura-salviamo il Pianeta: ma il Pianeta si salva da sè.
Dobbiamo salvare le condizioni di vita dell'umanità. Cambiamento climatico, perdita di biodiversità, inquinamento dell'aria, sono minacce a noi, al nostro benessere e soprattutto a quello delle generazioni più giovani. "Bisogna prendere sul serio gli allarmi sul riscaldamento globale, sulla deforestazione - conclude - perché ormai siamo in allarme rosso. Non sono parole mie, ma del Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres".
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