Dalla durata dei sintomi alla
possibilità che si ripresentino a distanza di tempo, sono ancora
tante le incognite sul Long Covid e molta la ricerca scientifica
in corso. Ma quello che le evidenze hanno già reso chiaro, come
sottolinea European Respiratory Society (Ers), è che la
riabilitazione è fondamentale, deve essere precoce,
personalizzata e coinvolgere esperti di diverse aree. Circa un
paziente su tre ricoverato per Covid, infatti, necessita di cure
riabilitative dopo le dimissioni dall'ospedale, siano queste di
tipo respiratorio, neurologico o psicologico per affrontare
anche ansia e depressione. A ottenerla però sono molte meno
persone di quelle che ne avrebbero bisogno.
"In due anni di pandemia - ha spiegato Mario Melazzini,
amministratore delegato di Istituti Clinico Scientifici Maugeri
durante lo speciale ANSA Incontra - abbiamo accolto circa 8.000
pazienti in tutta Italia e abbiamo visto che circa il 30% di
coloro che erano stati ricoverati continuavano a presentare
problemi di salute dopo le dimissioni". La disabilità che
permane, anche per mesi, in molte persone dopo la fase acuta del
Covid-19, "non riguarda solo i polmoni, ma anche il cuore, il
sistema neuromuscolare. Molto spesso include anche depressione e
ansia, la cui frequenza vediamo essere altissima in questi
pazienti, ben oltre il 10%", spiega Antonio Spanevello,
direttore dell'Irccs Maugeri di Tradate (Va), ordinario di
Malattie respiratorie all'Università Insubria di Varese. "Età
avanzata, la presenza di più comorbidità e gravità con cui si
presenta l'infezione da Sars-Cov-2 sono fattori predittivi del
Long Covid. Ma difficoltà respiratorie, debolezza e abbassamento
di qualità di vita possono riguardare anche pazienti che hanno
avuto un'infezione non severa".
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