Circa un terzo dei tumori del
colon-retto, anche quelli più aggressivi e che non rispondono
alle terapie a bersaglio molecolare oggi in uso, potrebbero
trovare beneficio dall'impiego di farmaci mirati ai meccanismi
di risposta al danno del Dna all'interno delle cellule tumorali.
È quanto emerge da una ricerca dell'IRCCS di Candiolo (TO)
pubblicata su Clinical Cancer Research, rivista dell'American
Academy of Cancer Research.
Tutte le cellule sono dotati di meccanismi che riparano il
Dna quando questo viene danneggiato da stress esterni come
quelli dovuti a sostanze chimiche o agenti fisici. "Questo
processo è ancora più importante nei tumori, dove alcuni di
questi sistemi di riparazione del Dna sono difettosi ed è perciò
indispensabile che quelli ancora funzionanti possano portare
avanti la loro attività per permettere al tumore di
'sopravvivere'", spiega Sabrina Arena, tra gli autori dello
studio. "Tali sistemi conferiscono ai tumori una maggiore
aggressività ma si possono rivelare un 'tallone d'Achille' e un
ottimo bersaglio molecolare, perché se vengono zittiti le
cellule tumorali soccombono ai danni al Dna".
Partendo da questo dato, i ricercatori hanno effettuato uno
screening farmacologico utilizzando principi attivi mirati
contro proteine coinvolte nei sistemi di riparazione del Dna. "I
dati mostrano che circa il 30% dei casi, inclusi quelli
refrattari alle attuali terapie, potrebbe rispondere ad almeno
uno di questi farmaci di nuova generazione", aggiunge Alberto
Bardelli, coautore dello studio. "È importante sviluppare nuove
metodologie diagnostiche che consentano di identificare chi
potrebbe beneficiare di questo tipo di terapie, per le quali
sono già in corso studi clinici per dimostrarne la reale
efficacia sui pazienti", conclude Bardelli.
La ricerca è stata realizzata grazie al contributo della
Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro (FPRC) e della
Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro.
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