Non ci sarà solo più il robot Da
Vinci ad aiutare l'urologo nella chirurgia del tumore
prostatico. Per la prima volta in Italia, all'ospedale Molinette
della Città della Salute di Torino, è stata sperimentata nei
giorni scorsi una nuovissima tecnologia che richiede la presenza
del medico nucleare in sala operatoria con l'obiettivo di
migliorare ulteriormente la precisione dell'intervento di
asportazione della prostata per via robotica assistita.
La medicina nucleare entra in gioco con i radiofarmaci,
ovvero molecole radioattive, in grado di identificare
precocemente lesioni tumorali, tra cui il
Psma (antigene di membrana prostata-specifico) per lo studio del
carcinoma della prostata. Ricerche condotte dal team della
professoressa Désirée Deandreis (Direttore della Medicina
nucleare universitaria), in stretta collaborazione con il team
del professor Paolo Gontero (direttore della Urologia
universitaria della Città della salute di Torino), presentate in
anteprima in occasione dell'Anniversario della Clinica
urologica, hanno mostrato di poter, attraverso l'uso di questo
radiofarmaco, identificare già in fase intraoperatoria, lesioni
metastatiche a carico dei linfonodi o verificare la completa
resezione del tumore primitivo. Quindi direttamente in sala
operatoria, guidando il chirurgo e rivelando se l'asportazione
del tessuto malato è stata completa.
"Conoscere queste informazioni, che richiedono di solito 10
giorni, in tempo reale prima della fine dell'intervento - ha
spiegato Gontero - consente quindi di apportare dei correttivi
all'intervento chirurgico stesso, finalizzati a migliorare sia i
risultati oncologici che preservazione di funzioni quali quella
sessuale".
I risultati di queste applicazioni innovative verranno
discussi nel corso di un Convegno di aggiornamento sul tumore
prostatico previsto domani, 16 settembre, nell'Aula della Dental
School e organizzato in occasione dei festeggiamenti per i 50
anni della Clinica urologica.
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