Ogni anno nel mondo si verificano 10
milioni di casi di trombosi venosa ed embolia polmonare. Questa
malattia cardiovascolare è al primo posto tra le cause di morte
nei pazienti ospedalizzati ma il suo impatto non è ben
percepito. A dare consigli per prevenirla è l'Associazione
Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (Anmco) in occasione del
World Trombosis Day, che si celebra il 13 ottobre.
La trombosi venosa profonda si verifica quando si forma un
trombo (coagulo di sangue) in una vena profonda, solitamente a
livello degli arti inferiori, si stacca e migra: se arriva ai
polmoni, può causare embolia polmonare, una complicanza
potenzialmente letale. Il rischio è più elevato nelle donne in
età fertile e negli uomini over 45 anni. "A contribuire al
rischio - spiega Claudio Picariello, responsabile Area Malattie
del Circolo Polmonare Anmco - sono fattori ereditari, immobilità
prolungata, traumi o chirurgia, gravidanza, uso di
contraccettivi orali, obesità, fumo, cancro, malattie
infiammatorie intestinali, storia di pregressi eventi
trombotici, neoplasie. I sintomi più frequenti sono gonfiore,
rossore e dolore ad un arto inferiore, tosse, mancanza di fiato,
febbricola e dolore al petto. Ma sono poco specifici, e questo
complica la diagnosi e l'inizio della terapia prescritta dal
medico", che consiste sostanzialmente in anticoagulanti.
Molto importante è aumentare la sensibilità tra la
popolazione. Tra pazienti ricoverati, solo 25 su 100 sanno che
il fatto stesso di essere ricoverati in ospedale aumenta la
probabilità di trombosi. I suggerimenti per prevenirla, afferma
Domenico Gabrielli, presidente Fondazione per il Tuo cuore,
"sono attività fisica regolare, niente fumo, sana alimentazione
e peso corretto; evitare di restare seduti per lunghi periodi;
nel caso di viaggi lunghi indossare vestiti che non comprimono,
sgranchirsi le gambe spesso, bere molta acqua. Se il proprio
medico lo ritiene utile, si possono intensificare i controlli
del sangue. Le calze a compressione graduata, infine, possono
essere utili in caso di specifici fattori di rischio".
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