Da oggi è possibile contrastare la progressione della malattia renale cronica (che in Italia conta 3 milioni di pazienti), grazie a un trattamento finora approvato solo contro il diabete e l'insufficienza cardiaca, che in Italia conta tre milioni di pazienti. Lo studio internazionale EMPA-KIDNEY, condotto dall'Università di Oxford con la partecipazione dell'IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova, centro coordinatore per l'Italia, ha dimostrato che la terapia non ha controindicazioni nei pazienti, e riduce del 28% l'avanzamento della malattia e il rischio di morte cardiovascolare. Lo studio clinico ha ricevuto lo stop anticipato per gli evidenti effetti positivi registrati dopo il trattamento e i suoi risultati sono stati appena pubblicati sull'importante rivista The New England Journal of Medicine.
La malattia renale cronica (MRC) è una delle principali cause di mortalità a livello globale: si stima che ogni anno nel mondo ci siano almeno 5 milioni di decessi con un numero di casi in costante crescita, essendo la MRC strettamente collegata ad altre patologie metaboliche e cardiovascolari, tra cui il diabete, l'ipertensione e l'obesità.
"Questi farmaci - dichiara Roberto Pontremoli, direttore della Clinica di Medicina Interna 2 del Policlinico San Martino, professore ordinario di Medicina Interna dell'Università di Genova e coordinatore nazionale dello studio - bloccano il funzionamento di alcune proteine renali, chiamate cotrasportatori sodio-glucosio, fondamentali per il mantenimento dei livelli ottimali di glucosio nel sangue. Le glifozine, inibendo il funzionamento di queste proteine, prevengono l'accumulo di glucosio in eccesso che viene espulso dall'organismo attraverso le urine. Il passaggio di glucosio attraverso il rene nelle urine innesca meccanismi che portano molteplici effetti protettivi sulle cellule renali".
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