Continuare a lavorare in rete per far
fronte alla complessità della malattia, dando valore alla
continuità tra ricerca e cura e ribadendo l'importanza della
presa in carico multidisciplinare che deve essere garantita a
ciascuno: è questo il messaggio arrivato dal workshop "Trials in
ALS. Criticalities & Strengths", che ha visto sul tavolo alcuni
tra i maggiori esperti italiani di ricerca sulla Sclerosi
Laterale Amiotrofica (Sla). Si è trattata di un'importante
giornata di studio sulla ricerca clinica per questa patologia,
che si è svolta ieri nella sede milanese del Centro Clinico
NeMO, il network dei Centri esperti per la cura e la ricerca
sulle malattie neurodegenerative e neuromuscolari. L'obiettivo
dell'incontro è stato quello di continuare a trasferire
competenze per una corretta ed efficace conduzione di una
sperimentazione clinica, alla luce delle sfide a cui è chiamata
la comunità scientifica oggi, per una patologia per la quale
ancora non vi è cura.
A partire da una overview sui trial clinici negli ultimi
cinque anni, condotta dal Prof. Vincenzo Silani, già professore
dell'Università degli Studi di Milano e direttore del
Dipartimento di Neuroscienze di Auxologico IRCCS; il dibattito
si è focalizzato sugli studi oggi in corso, con la dott.ssa
Federica Cerri, referente Area SLA di NeMO Milano; per
continuare con l'approfondimento sull'efficacia dei criteri per
il disegno e la conduzione di uno studio clinico, stimolato dal
Prof. Giuseppe Lauria, Ordinario di Neurologia dell'Università
di Milano e direttore scientifico di Fondazione IRCCS, Istituto
Neurologico "Carlo Besta"; per concludere, infine, con l'analisi
del trial farmacologico in atto sulla molecola Tofersen che
coinvolge chi ha una mutazione del gene SOD1, guidata dal Prof.
Mario Sabatelli, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma,
Direttore Clinico del Centro NeMO Roma, area adulti e presidente
della Commissione Medico-Scientifica di AISLA onlus. A
coordinare i lavori Valeria Sansone, direttore clinico
scientifico del Centro NeMO di Milano e professore ordinario
dell'Università degli Studi di Milano, che sottolinea come si
possa traslare l'esperienza di altre patologie neuromuscolari,
per meglio approcciare malattie eterogenee, complesse e
progressive come la SLA
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