Solo nel 2021, 650.000 persone sono
morte per cause correlate all'Hiv e 1,5 milioni di persone lo
hanno contratto. Lo spiega l'Organizzazione mondiale della
Sanità (Oms) che, in vista del World Aids, la Giornata mondiale
sull'Aids, del primo dicembre, precisa che "dovremo raddoppiare
i nostri sforzi per evitare lo scenario peggiore di 7,7 milioni
di decessi nei prossimi 10 anni, a seguito del rallentamento
della risposta di salute pubblica all'Hiv durante la pandemia
Covid-19".
Il virus dell'immunodeficienza umana (Hiv) prende di mira il
sistema immunitario e indebolisce la difesa delle persone contro
molte infezioni e alcuni tipi di tumore. Dagli anni Ottanta a
oggi, ha causato 40,1 milioni di vittime nel mondo. Non esiste
una cura definitiva ma il crescente accesso a un'efficace
prevenzione, diagnosi e trattamento ha reso negli ultimi anni
l'infezione una condizione cronica gestibile, che non impedisce
una vita lunga e sana. Tanto che, alla fine del 2021 c'erano
circa 38,4 milioni di persone che vivevano con l'Hiv, due terzi
delle quali (25,6 milioni) in Africa. Tuttavia, dopo i tanti
sforzi compiuti, la risposta globale all'Hiv è in pericolo,
precisa l'Oms, perché "negli ultimi anni, i progressi verso gli
obiettivi di eradicazione si sono bloccati, le risorse si sono
ridotte e di conseguenza milioni di vite sono a rischio. La
divisione, la disparità e il disprezzo per i diritti umani sono
tra i fallimenti che hanno permesso all'Hiv di diventare e
rimanere una crisi sanitaria globale". Per questo il primo
dicembre l'Oms si unisce ai partner per commemorare la Giornata
mondiale dell'Aids 2022, all'insegna della call to action
"Equalize", "per affrontare con coraggio le disuguaglianze che
frenano i progressi verso la fine della malattia".
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