A poche ore dalla finale, a voler
cercare un risvolto positivo dell'assenza dell'Italia dai
Mondiali, un vantaggio c'è: il cuore non rischia di fibrillare
troppo come durante gli Europei del 2021, che determinarono un
aumento dei casi della sindrome Takotsubo, o 'sindrome del cuore
spezzato' (cardiomiopatia da stress), in gran parte simile
all'infarto, ma in assenza di coronaropatia ostruttiva. Infatti,
se non si è tifosi sfegatati delle squadre in campo, il cuore è
protetto dagli effetti negativi dello stress da match, che può
aumentare fino al 30% il rischio di infarto, di ricoveri per una
sindrome coronarica acuta e anche la probabilità della sindrome
di Takotsubo. Lo dimostra una revisione degli studi pubblicata
su Vascular Health and Risk Management in concomitanza con i
Mondiali in Qatar. I cardiologi, riuniti a Roma per l'83°
Congresso della Società Italiana di Cardiologia (Sic),
sottolineano che ritrovarsi con gli amici per le partite senza
la pressione del risultato può essere un toccasana per il cuore,
perché consente di condividere momenti di socialità.
"Numerosi studi negli ultimi anni - spiega Ciro Indolfi,
presidente Sic - hanno dimostrato che quando si assiste ai
grandi eventi sportivi, con particolare attenzione alle partite
di calcio durante competizioni come la Coppa del Mondo,
aumenta il rischio di eventi cardiovascolari fatali e non
fatali, durante il match e nelle ore successive". Un lavoro
recente su Fronties in Cardiovascular Medicine, ha mostrato un
aumento dei casi di sindrome di Takotsubo tra gli italiani
durante gli Europei del 2021. "I cardiologi hanno confrontato i
tassi di ospedalizzazione nei reparti di cardiologia di 49
ospedali italiani, durante i 20 giorni degli Europei, con quelli
relativi a un periodo precedente e ai due giorni successivi alla
finale tra Italia e Inghilterra - sottolinea Indolfi - Nei
giorni delle gare e nei successivi alla semifinale e alle
finale, hanno registrato un aumento dei casi di sindrome di
Takotsubo, 18 rispetto ai 13 del periodo precedente, con
maggiore prevalenza al Nord (69%) e in maggior parte tra le
donne (70%), con età media poco superiore ai 60 anni". Per
diminuire il rischio per il cuore, meglio ridurre il fumo,
l'eccesso di alcol, la sedentarietà, ma anche dormire a
sufficienza.
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