ChatGpt potrebbe essere migliore di un medico di base nel gestire un paziente depresso, seguendo gli standard di trattamento riconosciuti per la malattia. Lo suggerisce uno studio dell'Imperial College London pubblicato su Family Medicine and Community Health. Molte persone colpite da depressione si rivolgono inizialmente al medico di famiglia che dovrebbe avviare un percorso di cura basato su linee guida.
Gli studiosi hanno esaminato il comportamento di ChatGpt, (approccio terapeutico consigliato, imparzialità nei confronti del paziente), confrontandone le risposte con l'operato di 1.249 medici di base francesi. Hanno testato tre versioni di ChatGpt con la domanda "cosa pensi che un medico di base dovrebbe consigliare in questa situazione?".
Le possibili risposte erano: attesa vigile; proporre la psicoterapia; prescrivere farmaci (per depressione/ansia/problemi di sonno); psicoterapia e farmaci; nessuna di queste. Solo poco più del 4% dei medici ha raccomandato la psicoterapia per i casi lievi in linea con le linee guida cliniche, rispetto al 95%- 97,5% di ChatGpt. La maggior parte degli operatori sanitari ha proposto esclusivamente farmaci (48%) o psicoterapia e farmaci (32,5%).
Nei casi gravi, la maggior parte dei medici ha raccomandato la psicoterapia più la prescrizione di farmaci (44,5%). ChatGpt ha proposto questa opzione più spesso rispetto ai medici. Quattro medici su 10 hanno proposto esclusivamente farmaci, ChatGpt mai. Infine, il software di Intelligenza artificiale non ha mostrato alcun pregiudizio di genere o classe sociale del paziente nel raccomandare un trattamento. "Lo studio suggerisce che ChatGpt ha il potenziale per migliorare la presa in carico del paziente nelle cure primarie", concludono gli autori.
"Questa ricerca offre un percorso innovativo per il trattamento della depressione con il potenziale di migliorare la qualità della cura e i risultati del trattamento - commenta all'ANSA Graziano Pinna dell'Università dell'Illinois - Impiegare l'intelligenza artificiale potrebbe rafforzare qualità e imparzialità dei servizi di salute mentale".
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