Novità per il trattamento del tumore
renale che hanno una firma italiana, del Policlinico Gemelli di
Roma, all'Esmo, il congresso della Società Europea di Oncologia
Medica. Si chiama TIDE-A lo studio di fase 2 sul trattamento di
prima linea nei pazienti con tumore del rene avanzato,
presentato al congresso europeo dal professor Roberto Iacovelli,
Uoc Oncologia Medica, Comprehensive Cancer Center, Fondazione
Policlinico Universitario Gemelli Irccs. Le linee guida
suggeriscono di trattare questi pazienti con combinazioni di
farmaci basate sull'immunoterapia. Tra queste, la più utilizzata
è una combinazione di immunoterapia più un farmaco che blocca
l'angiogenesi tumorale; questa strategia terapeutica tuttavia è
gravata da una certa tossicità che costringe a ridurre il
dosaggio dei farmaci in circa 2 pazienti su 3 e alla precoce
interruzione del trattamento in 1 paziente su 3. "Alla luce di
queste criticità - spiega Iacovelli - abbiamo disegnato uno
studio nel quale i pazienti che avevano beneficiato dal
trattamento, cioè che avevano presentato una riduzione del
tumore durante i primi nove mesi di terapia, potevano
interrompere il farmaco inibitore dell'angiogenesi (il
responsabile della maggior parte delle tossicità), per
proseguire con il solo immunoterapico; salvo riprendere il
trattamento anti-angiogenico in caso di peggioramento della
malattia. Lo studio, effettuato su 79 pazienti, arruolati in 15
centri oncologici in Italia, ha dimostrato che questa strategia
permette di evitare l'uso del farmaco più tossico per un tempo
mediano di 4 mesi e, in un terzo dei pazienti, per oltre sei
mesi, senza che questo abbia ricadute negative sul controllo di
malattia. Questo consente allo stesso tempo di evitare molte
delle tossicità correlate al trattamento".
Sempre all'Esmo sono stati presentati i risultati di uno
studio di fase 3, multicentrico internazionale, Litespark005,
che ha visto il Gemelli tra i primi in Italia per numero di
pazienti reclutati. È emerso che un nuovo farmaco, belzutifan,
che blocca la crescita del tumore, 'tagliando' l'ossigeno alle
cellule neoplastiche, è in grado di aumentare il controllo di
malattia rispetto allo standard di trattamento, nei pazienti che
abbiano ricevuto fino a 3 trattamenti precedenti.
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