"Cosa può succedere nei pensieri, nelle emozioni di una persona quando si decide di procedere con un'operazione al cervello?". È di natura empatica il dilemma etico che pone Giulio Maira, neurochirurgo dai pazienti eccellenti come Andreotti, Cossiga, Scalfaro, durante la presentazione del suo ultimo libro, "Le farfalle dell'anima.
Ricordi di un neurochirurgo", tenutasi oggi presso il Circolo Canottieri Aniene di Roma.
Una testimonianza di viaggio, quello di una vita, in cui Maira, che ha operato 16mila pazienti e che e' stato direttore dell'Istituto di Neurochirurgia del Policlinico Gemelli, si rivolge soprattutto agli studenti, futuri neurochirurghi.
Testimone necessario per "mantenere vivo qualcosa che altrimenti si perderebbe nel tempo", e trasmettere ai giovani l'importanza di affrontare il mestiere con passione nonostante le grandi difficoltà.
Il libro, il cui titolo "Le farfalle dell'anima" è ispirato alla definizione con cui uno dei padri della neurochirurgia, il premio Nobel Santiago Ramòn y Cajal, descrisse i neuroni, è nelle parole dell'autore "quello emotivamente più pieno di sentimento". Vi sono narrate infatti numerose esperienze del neurochirurgo con i pazienti, non sempre a lieto fine ma sempre dominate da grande empatia.
Come il caso, raccontato nel corso dell'evento, di una paziente con angioma al cervello i cui parenti erano propensi a non effettuare l'operazione: "Lì occorre assumersi la responsabilità di decidere, e li convinsi a operare nonostante i rischi di danni neurologici. Oggi lei sta bene", ha spiegato Giulio Maira.
"Bisogna aprire un po' la porta del cuore, ma non troppo. Senza empatia non si dà valore alla persona".
L'incontro, che ha spaziato dall'importanza della ricerca all'intelligenza artificiale, dalla lotta contro le droghe alla medicina di genere, ha visto la moderazione di Elisabetta Ferracini e Luana Ravegnini, con la partecipazione di Maurizio Caprara, Virman Cusenza e Massimo Martinelli.
Nell 2001 Maira ha dato vita alla Fondazione Atena, per promuovere la ricerca, migliorare la cura di alcune patologie e favorire prevenzione e conoscenza. "Se riesco ad aiutare una persona a stare meglio", afferma Maira in un passaggio del libro, "questo è già sufficiente per giustificare il dono della mia vita".
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