I 'farmaci' psichedelici potrebbero
tornare a supporto delle cure delle malattie mentali dopo anni
di oblio e condanna. Se ne è parlato al congresso nazionale
della Società Italiana di Psichiatria, che quest'anno celebra
150 anni, in corso a Verona. Psilocibina (funghetti magici),
Mescalina (Peyote Cactus), DMT (dimetiltriptamina), come Ecstasy
e Ketamina "bandite negli anni '70-'80 perché ritenute dotate di
un alto potenziale di abuso e prive di un apprezzabile valore
medico - spiega Liliana Dell'Osso, presidente SIP - col nuovo
millennio sono tornate al centro dell'interesse scientifico
rimanendo tuttavia in bilico tra chi frena e e chi si spinge in
avanti intravedendo un enorme potenziale terapeutico". A tornare
a trattare l'argomento anche Rick Doblin, presidente del
Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies (MAPS),
nel libro "Essential Guide to Psychedelic Renaissance", e una
serie di studi sperimentali promossi da istituzioni scientifiche
quali John Hopkins University, New York University, UCLA,
Imperial College of London. Si sta facendo, inoltre, sempre più
strada un'apertura delle Agenzie Regolatorie Europee, Americane,
Inglesi ed Australiane rispetto ad un utilizzo terapeutico di
queste sostanze. Sugli psichedelici classici "sono presenti
numerosi studi in letteratura. In particolare, per la
psilocibina, molecola che risulterebbe efficace nella
depressione resistente - dichiara Emi Bondi, presidente uscente
SIP -.Sapendo che la prevalenza di questa malattia si aggira
intorno al 6% della popolazione, potremmo riferirci al 2% della
popolazione generale che potrebbe beneficiare di questo tipo di
trattamento". Giancarlo Cerveri, responsabile della sessione al
congresso SIP, oltre che primario di psichiatria a Lodi precisa
che "l'effetto è immediato e va supportato da un intervento di
tipo psicologico e la somministrazione va effettuata in un
ambiente sanitario-. I benefici persistono per mesi e la
psilocibina non appare a rischio di dipendenza". Tra gli
psichedelici atipici, la Ketamina è stata ampiamente utilizzata
per la depressione resistente e un suo derivato (Esketamina) è
già utilizzata anche in Italia per questa tipologia di disturbo.
Infine, nel Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD),
"l'utilizzo di un empatogeno come MDMA (nota con il nome di
extasy), associato a psicoterapia, sembra produrre risultati
promettenti", conclude Cerveri.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA