La terapia ormonale a base di
estrogeni protegge, a lungo termine, dal rischio di malattie
cardiache e migliora quasi tutti i biomarcatori che descrivono
la salute del cuore. Lo indica uno studio i cui risultati
saranno presentati al meeting annuale 2024 della Menopause
Society in corso a Chicago.
La terapia ormonale sostitutiva è stata oggetto di un
intenso dibattito per più di 20 anni. Nonostante abbia
dimostrato di essere il trattamento più efficace per gestire
alcuni dei sintomi più comuni della menopausa, come le vampate
di calore, alcuni nutrono ancora preoccupazioni sui potenziali
rischi per la salute, soprattutto dopo un uso prolungato. Un
nuovo studio basato sui dati della Women's Health Initiative ha
valutato le donne che assumevano solo estrogeni coniugati (o
Cee, il trattamento più comunemente prescritto) e gli stessi
uniti al medrossiprogesterone acetato.
Entrambi hanno dimostrato di avere un'influenza favorevole
su tutti i biomarcatori cardiovascolari rispetto al placebo, ad
eccezione dei trigliceridi. In particolare, la riduzione del
colesterolo Ldl (colesterolo cattivo) è stata di circa l'11% per
entrambi i tipi di terapia. L'Hdl-C (colesterolo buono) è
aumentato del 13% per chi usava solo gli estrogeni coniugati e
del 7% per chi li utilizzava in associazione con i progestinici.
La resistenza all'insulina è diminuita rispettivamente del 14% e
dell'8%. La lipoproteina (a), definita il killer silenzioso del
cuore, è diminuita del 15% e del 20%.
"Per molti anni le donne e gli operatori sanitari hanno
evitato la terapia ormonale per paura dei potenziali effetti
negativi sulla salute, afferma Stephanie Faubion, direttrice
medica della Menopause Society. "Studi come questo - aggiunge -
sono preziosi per aiutare le donne a sentirsi più sicure".
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