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Scoperto un interruttore molecolare del tumore alla vescica

Scoperto un interruttore molecolare del tumore alla vescica

Potrà essere usato per la diagnosi delle forme più aggressive

MILANO, 04 dicembre 2024, 13:57

Redazione ANSA

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Una nuova speranza per la diagnosi e la cura dei tumori della vescica più aggressivi arriva dalle ricerche degli scienziati dell'Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) e dell'Università degli Studi di Milano che hanno scoperto un meccanismo molecolare alla base dell'aggressività di questo tipo di tumori.
    Lo studio, sostenuto da Fondazione Airc per la ricerca sul cancro è stato coordinato da Salvatore Pece, professore ordinario di Patologia generale e vice-direttore del Dipartimento di oncologia ed emato-oncologia dell'Università Statale di Milano, direttore del laboratorio "Tumori ormono-dipendenti e patobiologia delle cellule staminali" dello Ieo. I risultato sono stati pubblicati sulla rivista Nature Communications.
    All'origine dell'intero processo la proteina Numb, che è normalmente espressa nella vescica normale, ma viene perduta in oltre il 40% di tutti i tumori vescicali umani. La perdita causa una cascata di eventi molecolari che rendono il tumore altamente proliferativo e invasivo, determinando la progressione dei tumori da superficiali in profondi.
    "Dunque la proteina Numb - ha spiegato il professor Pece - funziona come un interruttore molecolare. Se è spento, accelera la progressione tumorale e influenza il decorso clinico della malattia. Rappresenta quindi un biomarcatore molecolare che consente di identificare i tumori superficiali a elevato rischio di progressione verso tumori muscolo-invasivi".
    Nel 2023, in Italia, sono stati stimati 29.700 nuovi casi di tumore della vescica. Si tratta del quinto più frequente dopo quelli della mammella, colon-retto, polmone e prostata. Per il direttore del Dipartimento di oncologia ed emato-oncologia della Statale, Gianluca Vago la ricerca è l'ulteriore prova dei "risultati che otteniamo grazie alla stretta collaborazione, ormai ventennale, con l'Istituto Europeo di Oncologia e il sostegno, altrettanto fondamentale, di Airc". Lo studio, ha concluso il professor Roberto Orecchia, direttore dello Ieo di Milano, "è un risultato straordinario e una ottima notizia per molti pazienti per i quali abbiamo oggi una nuova possibilità di cura. Abbiamo già brevettato la nuova firma molecolare emersa da queste ricerche e stiamo per avviare studi clinici per validarne l'utilizzo come marcatore, per identificare i pazienti ad alto rischio di progressione di malattia che potranno beneficiare nel prossimo futuro di una nuova prospettiva terapeutica con farmaci più precisi e mirati".
   

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