L'Intelligenza artificiale (Ia) una nuova alleata dei cardiologi, con enormi potenzialità: potrà fare diagnosi di infarto in 37 secondi e ridurre del 31% la mortalità in pazienti ad alto rischio, ma pone anche problemi inediti a partire dalla definizione della responsabilità medica.
E' uno dei temi al centro dei lavori dell'85/mo Congresso Nazionale della Società Italiana di Cardiologia (Sic), dove gli specialisti hanno presentato il primo documento di consenso italiano sull'uso dell'Intelligenza artificiale in cardiologia.
L'uso dell'Ia per il monitoraggio dei pazienti ad alto rischio ricoverati con malattie cardiache può ridurne fino al 31% la mortalità, confermando le tante potenzialità di questo strumento per la diagnosi, il monitoraggio e la gestione dei pazienti cardiovascolari. Per questo la Società Italiana di Cardiologia ha appena firmato le prime Linee guida sull'impiego dell'Ia in cardiologia, sottolineandone l'utilità per esempio nella diagnosi precoce di malattie come l'ipertensione o lo scompenso cardiaco e l'impiego per una valutazione più accurata di elettrocardiogrammi ed ecocardiogrammi, ma anche di risonanze magnetiche e Tac, così da diagnosticare e monitorare meglio i pazienti.
Tuttavia, avverte Indolfi Ciro Indolfi, past-president Sic e professore straordinario di Cardiologia all'Università di Cosenza, "esistono criticità di cui tenere conto utilizzando l'Ia, non solo perché sono necessarie più ampie ricerche per validarne le potenzialità e gli usi nella pratica clinica, ma soprattutto per gli aspetti etici e normativi su cui è necessario riflettere".
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