ROMA - Più grandi delle vecchie Unità Sanitarie Locali, con il pallino dei conti in ordine, più tecnologiche e più sperimentazioni ma anche in carenza di personale. Sono queste le aziende sanitarie italiane: 180 realtà distribuite su tutto il territorio nazionale e che traducono in pratica il diritto alla salute. A fare il punto su 25 anni di storia, non senza burrasche e attriti, la prima convention del Management in sanità organizzata dalla Federazione delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere (Fiaso).
Il processo di progressiva aziendalizzazione della sanità, ha sottolineato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio di saluto, "introducendo criteri di gestione manageriale, ha sollecitato un'assunzione di responsabilità professionale ed etica di particolare valore da parte dei dirigenti".
Ma questo processo non e' stato senza attriti. "Negli anni '80 - spiega Angelo Tanese, direttore generale Asl Roma 1 - si contavano 670 Unità Sanitarie Locali o Usl, con una popolazione media di riferimento piccola, inferiore ai 90mila abitanti, affidate a governo politico locale e con un tasso di crescita di spesa molto elevato del 15% annuo". Nel 1992, con la legge 502, vennero introdotte le aziende che accorpavano unità sanitarie diverse.
Un cambiamento repentino che incontrò molte resistenze: il sistema non era pronto alla sfida manageriale, i direttori generali erano poco selezionati e poco valutati, i politici locali erano insofferenti all'autonomia del manager. Ma proprio nel periodo di maggior crisi, a inizio degli anni 2000, emerse la forza per emergere dalla burrasca. "Abbiamo oggi -prosegue Tanese - 180 aziende più grandi e complesse delle vecchie Usl.
La sanità di oggi spende meno e meglio, ha ridotto posti letto e la durata della degenza media ma è anche una sanità migliore di quella di 30 anni fa. Ed e' un settore che innova, non solo in farmaci e dispositivi ma anche nei processi".
Le nuove aziende sanitarie sono infatti aperte alla ricerca: dal 2013 al 2015 sono state 6.332 le sperimentazioni di medicinali e 13mila gli studi realizzati. Le nuove Asl inoltre innovano nell'organizzazione e si scambino informazioni per crescere insieme: tra le best practice, lo sportello anti fakenews sui tumori di Ancona, gli infermieri che 'coordinano' dimissioni dei pazienti a Bologna e i medici di base che prenotano le prestazioni per i loro assistiti a La Spezia.
Non mancano però i problemi. La prima sfida e' la carenza dei medici, per far fronte alla quale la Fiaso propone di inserire fuori dai ranghi della dirigenza, i neolaureati in medicina da formare negli ospedali di più alta specialità. La seconda sfida, sottolinea il direttore Fiaso Nicola Pinelli, e' "individuare gli strumenti da mettere in campo per la lotta alle disuguaglianze nell'accesso alle cure". La terza è quelle delle tecnologie: dall'intelligenza artificiale alla genomica ai big data, "il settore sanitario è ad alto tasso di innovazione ma bisogna farla arrivare a tutti i cittadini, senza creare ulteriori disuguaglianze", sottolinea il presidente dell'Istituto di Sanità Walter Ricciardi. Tutto questo, afferma il presidente Fiaso Francesco Ripa di Meana, "dimostra che il sistema ha avuto la capacità di reagire". Per il futuro, però, conclude, "servono risorse per assunzioni e contratti, oltre che di un ricambio delle tecnologie obsolete".
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Fiaso