Soffrire di parodontite espone al
rischio di incorrere in una riduzione della funzionalità
polmonare. È quanto emerge da uno studio condotto da ricercatori
dell'Università di Bergen, in Norvegia, e presentato durante il
recente congresso europeo della European Federation of
Periodontology a Copenhaghen (EFP). La ricerca ha coinvolto
circa mille persone di mezza età di ambo i sessi, sottoposti ad
approfondimenti diagnostici tesi a verificare sia la salute
delle gengive sia la funzionalità polmonare. Le indagini hanno
rilevato che il 35% del campione soffriva di parodontite (il 7%
in forma grave). In questa porzione di volontari era evidente un
peggioramento della salute dei polmoni che era tanto maggiore
quanto più era grave l'infiammazione delle gengive. In
particolare, le persone che soffrivano di una forma grave di
parodontite avevano una riduzione del 3,6% rispetto alla norma
del 'Volume espiratorio massimo nel primo secondo', un parametro
della spirometria che indica il volume di aria espirata nel
corso del primo secondo di una espirazione massima forzata.
Peggiori anche gli altri parametri respiratori misurati.
"Già da qualche anno abbiamo dati che indicano un legame tra
parodontite e funzionalità polmonare, specie nelle persone con
Bpco", dice Silvia Masiero, coordinatrice della commissione
editoriale della Società Italiana di Parodontologia e
Implantologia (Sidp). "Oltre alla presenza di fattori di rischio
comuni tra parodontite e malattie respiratorie, come obesità o
fumo, l'ipotesi più plausibile è che i batteri contenuti nella
placca raggiungano i polmoni e possano influire sui valori
respiratori e sull'evoluzione della patologia". Un'altra ipotesi
che potrebbe legare i due fenomeni, secondo gli autori dello
studio, è l'instaurarsi di un'infiammazione persistente che
coinvolge sia la bocca sia le vie aeree.
In ogni caso, avverte Masiero, "è bene ricordare che la
patologia più grave è quella sistemica. È possibile che curando
la parodontite migliorino anche i livelli respiratori, tuttavia
in questo caso il nostro ruolo è anche quello di operatori che
si occupano di screening e hanno il compito di segnalare la
possibile presenza di un problema potenzialmente più invalidante
e che deve essere approfondito".
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