L’Ipersensibilità dentinale è una vera e propria condizione patologica dei denti che non solo è molto comune, ma influisce negativamente sulla qualità di vita di coloro che ne soffrono. È caratterizzata da un dolore breve e acuto ma transitorio che si manifesta immediatamente con la stimolazione dell’elemento dentario colpito e si risolve con la rimozione dello stimolo. Scientificamente è definita come un "dolore derivato dalla dentina esposta in risposta a stimoli chimici, termici, tattili o osmotici che non può essere ricondotto ad altre problematiche odontoiatriche”.
Deve essere pertanto distinta dalla ipersensibilità derivante dalla presenza di una carie profonda o di una frattura dentale, che in questi casi vanno necessariamente curate per prevenirne il peggioramento del sintomo e l’aggravamento del danno al dente.
L’ipersensibilità dentinale di solito si verifica in seguito ad una localizzata perdita di smalto e/o cemento dentali con conseguente esposizione al cavo orale della sottostante dentina e la relativa apertura dei tubuli dentinali, i microscopici canali che attraversano la dentina stessa e raggiungono la polpa dentale e le sue terminazioni nervose.
In uno studio del 2013 si evidenzia che il 42% dei soggetti di età compresa tra 18 e 35 anni soffre di ipersensibilità, indicandone fattori di rischio come una dieta troppo ricca di sostanze acide e le recessioni gengivali associate allo scorretto uso dello spazzolino o alla parodontite. Analogamente individui a rischio di ipersensibilità dentinale sono anche i pazienti affetti da disturbi alimentari, da reflusso gastrico e da xerostomia.
Poiché l'aspettativa di vita della popolazione è in costante aumento e le persone conservano un sempre maggior numero di denti vitali o minimamente restaurati è probabile che tale prevalenza aumenti nei prossimi anni.
Tipicamente il paziente affetto da ipersensibilità lamenta un dolore localizzato o generalizzato, con intensità variabile da lieve a molto severa, tale da ostacolare o impedire attività abituali come lavarsi i denti, bere, mangiare e parlare; esso può provenire da un singolo dente o da più denti e quelli più comunemente colpiti sono il primo premolare e il canino.
Affinché l'ipersensibilità si verifichi, innanzitutto la superficie dentinale di un dente deve perdere la protezione dello smalto coronale o del cemento radicolare a causa dell’erosione o abrasione esercitate da agenti chimico fisici; a tale prima fase fa seguito quella della inizializzazione: un certo numero di tubuli dentinali, in stretta vicinanza l'uno all’altro, devono divenire pervi dalla polpa all’interno, fino all’ambiente orale all’esterno. Queste due condizioni devono essere necessariamente presenti affinché l'individuo provi dolore, proprio a causa della comunicazione delle terminazioni nervose della polpa dentale con l’ambiente esterno.
Prendendo in considerazione tutte queste ipotesi patogenetiche, si deduce chiaramente come la terapia dell’ipersensibilità possa basarsi concettualmente su due principi: da un lato l’occlusione meccanica dei tubuli dentinali pervi con sostanze resistenti alla rimozione da parte dei fluidi acidi del cavo orale (per lo più minerali), dall’altro l’inibizione della trasmissione neuronale mediante agenti desensibilizzanti, come gli ioni di potassio, che possono ridurre l'eccitabilità delle terminazioni nervose pulpari diffondendosi all’interno dei tubuli. Affinché entrambe le modalità di azione terapeutica abbiano successo è importante associarvi il monitoraggio dei fattori di rischio e l’eliminazione delle cause per prevenire il perpetuarsi di un circolo vizioso.
Pertanto differenti metodi professionali o domiciliari, e vari materiali sono stati proposti negli anni: una revisione sistematica della letteratura scientifica pubblicata nel 2015, ha valutate 11 differenti modalità di trattamento dell'ipersensibilità dentinale, inclusi agenti per un impiego domiciliare e agenti applicati professionalmente. In base ai risultati ottenuti, gli autori hanno concluso che l'arginina, il fluoruro stannoso, il calcio e sodio fosfosilicato e lo stronzio sono efficaci nella riduzione del dolore: inseriti nella formulazione di una pasta dentifricia, con uso domiciliare di almeno due volte al giorno, garantirebbero un rapido e significativo sollievo dei sintomi. Per quanto riguarda invece i prodotti ad esclusivo impiego professionale nell’ambulatorio odontoiatrico, sembrano essere efficaci nel trattamento dell'ipersensibilità dentinale, tuttavia, gli autori concludono che non sono disponibili prove scientifiche sufficienti per raccomandare un agente rispetto a un altro.
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