Gli impianti dentali, sono dispositivi di ancoraggio per protesi fisse, che vanno a riempire lo spazio lasciato libero da uno o più denti mancanti o estratti. Le parti che costituiscono gli impianti dentali sono tre: la vite endossea, il pilastro e la protesi dentaria. La vite endossea, che simula la radice del dente, si inserisce nell’osso. Il pilastro è l'elemento che unisce la vite endossea e la protesi dentaria. La protesi dentaria è ciò che prende il posto dei denti mancanti; quindi, è una dentatura artificiale, infatti è la parte esterna dell'impianto dentale, che ha il compito di coprire la zona dove ci sono i denti mancanti.
Se un impianto si integra correttamente con l’osso e viene gestito nella maniera adeguata, può durare tranquillamente molti anni. In italia, si stima che circa 15 milioni di italiani abbiano almeno un impianto dentale. Per fare diagnosi di salute o malattia degli impianti, il dentista fa la cosiddetta diagnostica intercettiva, caratterizzata dal sondaggio e dall’esame radiografico.
Il sondaggio viene effettuato ad ogni appuntamento attraverso la sonda parodontale e serve a valutare la salute delle gengive intorno agli impianti. Mentre il sondaggio lo effettuiamo ad ogni appuntamento di controllo o di terapia di mantenimento, le radiografie, che servono per valutare l’aspetto dell’osso intorno agli impianti, vengono effettuate al momento zero (baseline) cioè quando il dentista ha inserito l’impianto, quando ha caricato la corona protesica sull’impianto, ad un anno dal carico protesico e successivamente solo in caso di sospetti di malattia.
Ci sono dei parametri di riferimento a cui si affida il dentista/igienista per valutare la salute o la malattia degli impianti: presenza di placca dentale (rappresenta la conditio sine qua non per le malattie peri-implantari), presenza di pus, PPD (profondità di tasca: ovvero se c’è una tasca gengivale intorno all’impianto), BOP (sanguinamento al sondaggio intorno all’impianto), RBL (riassorbimento osseo intorno all’impianto, visibile radiograficamente).
L’impianto può presentarsi in tre condizioni diverse: salute (quando tutti i parametri di cui sopra, sono assenti), mucosite peri-implantare (infiammazione superficiale delle gengive intorno agli impianti: quando c’è placca dentale, lieve essudato o pus intorno agli impianti, sanguinamento e tasca gengivale), peri-implantite (infiammazione profonda dei tessuti intorno agli impianti: quando alle caratteristiche della mucosite si aggiunge anche un problema a carico dell’osso e la suppurazione risulta essere profusa).
Circa la metà dei pazienti implantari ha almeno un impianto affetto da mucosite (43%), e 1 paziente ogni 5 ha almeno un impianto affetto da peri-implantite (22%). Gli impianti si infiammano più facilmente e ritornano più lentamente ad una condizione di ripristino della salute rispetto ai denti.
In caso di mucosite, eseguire delle buone manovre di igiene orale domiciliare ed andare dall’igienista/dentista per sottoporsi a delle sedute di igiene orale professionale, può aiutare a ridurre l’infiammazione e tornare in salute. In caso di peri-implantite, dato che l’impianto è fortemente malato ed una quantità variabile di osso è andata perduta, di solito si rende necessaria una terapia più articolata che può richiedere anche la chirurgia. Tuttavia anche effettuare una correzione chirurgica non sempre risolve completamente il problema: infatti circa il 50% degli impianti, dopo circa 1 anno dall’intervento possono recidivare e ripresentare infiammazione profonda.
Visto che ad oggi, non ci sono delle terapie specifiche che in maniera predicibile ci permettono di curare le malattie intorno agli impianti, l’unica cosa che è di fondamentale importanza è quella di prevenirle. Quindi è importante recarsi periodicamente dal dentista e dall’igienista per sottoporsi alle terapie di mantenimento, in modo da valutare le condizioni degli impianti ed eseguire costantemente e correttamente tutte le manovre di igiene orale domiciliare che ci vengono consigliate dal dentista/igienista.
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