I probiotici possano costituire un promettente campo di intervento nella terapia parodontale, ma al momento le evidenze scientifiche ancora non offrono dati solidi in materia. Secondo la definizione dell'Organizzazione mondiale della sanità i probiotici sono microrganismi vitali che, somministrati in dosi adeguate, conferiscono effetti benefici alla salute dell’ospite: batteri salutari, quindi, in grado di prevenire la proliferazione di agenti patogeni e di rilasciare sostanze stimolanti per l’organismo umano, influenzandone positivamente la salute; si possono reperire non solo in alimenti come yogurt, ma anche sotto forma di integratori alimentari in capsule, dentifrici e collutori.
Già nell’antichità i Romani e vari popoli asiatici usavano cibi fermentati per le loro proprietà curative, proprietà che oggi noi possiamo ricondurre proprio ai probiotici; infatti nel tempo una notevole quantità di studi, provenienti dalle più diverse discipline mediche, ha dimostrato che numerosi ceppi probiotici hanno la capacità di indurre molteplici, differenti effetti benefici sulla salute. In medicina, si è cercato di studiare e sviluppare l’utilizzo di probiotici nella prevenzione e nella terapia non solo di varie malattie gastrointestinali come la sindrome del colon irritabile o la diarrea batterica, ma anche di malattie infiammatorie autoimmuni come il diabete di tipo 1 e l’artrite reumatoide, tutte patologie accomunate da un’alterazione della normale flora batterica che tende verso forme patogene.
I probiotici in odontoiatria
In odontoiatria, considerando che la cavità orale costituisce la parte iniziale del tratto gastrointestinale e ne condivide parzialmente la flora batterica, si è iniziato a investigare l’impiego di specie batteriche appartenenti alle famiglie dei Bifidobatteri e dei Lattobacilli nella prevenzione e terapia della carie e della parodontite. In particolare, quest’ultima condivide con le patologie sistemiche sopracitate un elemento chiave fondamentale: si caratterizza, infatti, come una patologia infiammatoria cronica, a eziologia multifattoriale, associata proprio ad un biofilm batterico disbiotico. Per questo motivo numerosi ceppi probiotici sono stati studiati, in vitro e su modello animale, come potenziali candidati all’associazione con la terapia parodontale.
È stato, così, possibile evidenziarne numerosi effetti benefici, collegandoli a vari meccanismi d’azione, per cui oggi sappiamo che i probiotici non solo aiutano a modulare la risposta immunitaria dei tessuti parodontali, ad esempio stimolando l’attività fagocitica dei macrofagi, ma inducono anche un miglioramento nella composizione della flora batterica orale. Successivamente, molti studi clinici su paziente hanno testato i probiotici nella prevenzione e cura delle malattie parodontali, gengiviti e parodontiti, sia da soli come monoterapia che in associazione al trattamento standard meccanico, come aiuto terapeutico: in entrambi gli scenari i risultati sperimentali sono stati incerti e di non univoca interpretazione. Non esistono, infatti, ancora indicazioni certe relative ai dosaggi e alle modalità di somministrazione ideali.
Con prudenza, però, è possibile riassumere alcune evidenze: i probiotici somministrati, colonizzando inizialmente il cavo orale, anche se non in maniera duratura, sembrerebbero in grado di modulare positivamente vari parametri clinici, microbiologici e immunologici, producendo in qualche modo effetti benefici su parametri parodontali quali il sanguinamento e l’infiammazione gengivali, favorendo la risposta immunitaria del paziente. In ogni caso, per quanto riguarda i risvolti pratici, è necessario far riferimento alle Linee guida della Federazione Europea di Parodontologia per il trattamento della parodontite, recentemente promulgate anche dal Ministero della Salute: esse non suggeriscono di usare i probiotici come ausilio associato al trattamento standard perché i risultati prodotti dalla ricerca scientifica non sono ancora univoci, chiari e generalizzabili.
Di conseguenza, considerando anche la facilità di assunzione e l’assenza di eventi avversi evidenziati in letteratura scientifica, si può concludere che i probiotici possano costituire un interessante e promettente campo di intervento nella terapia parodontale, da indagare ulteriormente per confermare la loro azione adiuvante nell’affiancare la terapia tradizionale delle malattie parodontali che ad oggi si basa sulla rimozione meccanica del biofilm batterico, eseguita professionalmente nell’ambulatorio odontoiatrico e attraverso l’igiene orale domiciliare dal paziente stesso, e alla eventuale correzione chirurgica dei difetti più profondi.
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