Il governo si prepara a prorogare oltre il 3 aprile le misure in atto e a varare una nuova stretta per tentare di arginare i comportamenti scorretti di chi ancora continua a spostarsi senza motivo, vanificando il sacrifico imposto a milioni di italiani e lo sforzo immane del sistema sanitario per contenere il coronavirus. Il Viminale ha annunciato che solo ieri vi sono state oltre 8 mila denunce (sono state 43 mila in una settimana).
In Lombardia la sanità è allo stremo e si rischia il collasso. Il governatore Attilio Fontana chiede al governo misure più rigide perché "c'è troppa gente in giro".
La ministra dei trasporti Paola De Micheli ha già firmato il decreto che definisce nuove limitazioni nei trasporti ferroviari e marittimi (merci escluse) per tutto il Paese e in particolare nei collegamenti verso la Sicilia e la Sardegna. E l'esecutivo sta anche lavorando ad un nuovo Dpcm che potrebbe riguardare non solo le "attività all'aperto" - oggi consentite - ma anche prevedere misure più restrittive per i supermercati, per i bar nelle stazioni di servizio cittadine e gli uffici, in modo da evitare ad esempio le scene che si sono viste nella metropolitana di Milano affollata di cittadini.
"Quando si raggiungerà il picco e il contagio comincerà a decrescere - spiega il premier Giuseppe Conte al Corriere della Sera -, non si potrà tornare subito alla vita di prima. Pertanto, i provvedimenti - dalla chiusura di molte attività a quello sulla scuola - non potranno che essere prorogati.
Conte invita tutti al buon senso, poi fa sapere che si lavora ad un decreto per lo sblocco di investimenti pubblici per decine di miliardi e a un intervento a tutela delle aziende strategiche italiane.
Anche per le scuole quindi si va verso una proroga dell'attuale chiusura oltre il 3 aprile.
"Siamo dinanzi al momento più difficile che la storia ci abbia mai messo davanti. Ci sono ancora giorni difficili, ma insieme, uniti, sono convinto che ce la faremo", afferma il ministro della Salute, Roberto Speranza. Da Mattarella giunge un appello alle opposizioni a collaborare e ad ascoltare di più.
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