La pandemia di Covid-19 peserà anche sulle nuove nascite, in particolare su quelle con fecondazione assistita, i cui trattamenti sono in questo periodo sospesi. Il temporaneo ma prolungato stop alla PMA è arrivato, infatti, in un periodo dell'anno in cui la domanda è più alta e i cicli riproduttivi non effettuati nel trimestre marzo-maggio porteranno a circa 4.500 nascite in meno. Per le coppie coinvolte "si tratta di un temporaneo ma grave disagio, da affrontare con la corretta informazione e con equilibrio emotivo", sottolinea il ginecologo Antonino Guglielmino, presidente della Società Italiana della Riproduzione Umana (Siru).
Secondo l'ultima Relazione sulla Procreazione medicalmente assistita presentata dal Ministro della Salute al Parlamento, in un anno in Italia sono stati eseguiti 97.888 trattamenti riproduttivi su 78.366 coppie, con la nascita di 13.973 bambini (ultimi dati disponibili, relativi al 2017). "Mantenere questi numeri - spiega Guglielmino - sembra molto difficile visto il prolungarsi della pandemia nel periodo primaverile, il più gettonato per accedere ai trattamenti". Se la sospensione si protrarrà almeno fino a maggio, si tratta minimo di tre mesi di fermo, che equivalgono a 30.000-35.000 cicli riproduttivi assistiti che non verranno effettuati, con una perdita stimata di 4.000-4.500 bambini che sarebbero nati".
L'emergenza sanitaria in atto, spiega Guglielmino, "ha determinato, sin dai primi momenti, una condizione di allarme, sia per la diffusione dell'infezione, sia nei confronti delle gravidanze in fase iniziale, per via della mancanza di dati scientifici validati da esperienze precedenti". Tali preoccupazioni, ancora prima dei decreti, ordinanze e provvedimenti adottati dal Governo e dalle autorità sanitarie, avevano spinto la Siru a redigere 10 raccomandazioni che indicavano i comportamenti da assumere nei centri italiani, "prevedendo innanzitutto la sospensione di nuovi trattamenti riproduttivi, fermo restando il completamento di quelli in corso".
La Siru ha quindi attivato in tempi record due task force: una composta da infettivologi ed esperti di medicina della riproduzione e l'altra da psicologi e psicoterapeuti. Questi ultimi, in particolare, stanno seguendo con assistenza telefonica gratuita centinaia di coppie infertili che desiderano avere figli e sono costrette ad aspettare il superamento di questa fase emergenziale. Il messaggio è infatti che "rimandare non significa rinunciare", anche perché non ci sono dati che indichino che una donna che contrae il Covid-19 avrà problemi ad ottenere la gravidanza in futuro. Inoltre, "stiamo rispondendo alle preoccupazioni e ai dubbi di tante donne con gravidanze in fase iniziale". E, soprattutto, conclude Guglielmino, "ci stiamo preparando ad una lenta ripresa dell'attività assistenziale nella prospettiva di convivenza con il coronavirus".
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