Ogni 100 pazienti ricoverati in
ospedale, 7 nei Paesi ad alto reddito e 15 in quelli a basso e
medio reddito contraggono un'infezione ospedaliera. Nel caso dei
pazienti in terapia intensiva, si arriva al 30%. Tra i malati
che vengono infettati in ospedale, 1 su 10 muore. Sono alcuni
dei dati contenuti nel rapporto "Global report on infection
prevention and control" pubblicato dall'Organizzazione Mondiale
della Sanità.
Il rapporto fa il punto sull'implementazione dei programmi di
prevenzione e controllo delle infezioni in ambiente sanitario,
quelle pratiche finalizzate a impedire ai pazienti, agli
operatori sanitari e ai visitatori delle strutture sanitarie di
contrarre infezioni potenzialmente evitabili. Pratiche
codificate che vanno dal lavaggio delle mani al corretto
utilizzo degli antibiotici alla gestione dell'igiene negli
ambienti sanitari. Secondo il rapporto, solo nella metà dei
Paesi del mondo sono attivi programmi di questo tipo e, laddove
sono presenti, solo il 3,8% raggiunge i criteri di efficienza
minimi richiesti, con un enorme differenza tra i paesi ad alto
reddito e quelli a basso e medio reddito.
"La pandemia di Covid-19 ha messo in luce molte sfide e
lacune sul tema della prevenzione e controllo delle infezioni in
tutte le regioni e i Paesi, anche quelli che avevano programmi
più avanzati", ha affermato il direttore generale dell'Oms
Tedros Adhanom Ghebreyesus. "Ha anche fornito un'opportunità
senza precedenti per fare il punto della situazione e aumentare
rapidamente la preparazione e la risposta alle epidemie. La
nostra sfida ora è garantire che tutti i paesi siano in grado di
allocare le risorse umane, le forniture e le infrastrutture
necessarie".
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