Per due giorni oltre 360
specializzandi in medicina di emergenza-urgenza di 36 Università
italiane si sono ritrovati ad Assisi per una serie di incontri
di aggiornamento frontali ma anche di attività pratiche in dieci
stand allestiti appositamente con l'obiettivo di fare loro
sperimentare manovre come intubare o praticare la rianimazione.
"Si sta lavorando per creare un esercito di professionisti
preparati e motivati. Che veda l'emergenza-urgenza come un
obiettivo e non un ripiego" ha detto al termine dei lavori il
professor Giancarlo Agnelli, coordinatore nazionale della
Conferenza permanente nella quale sono riunite le Scuole. "Siamo
impegnati per rivitalizzare questo ambito" ha aggiunto parlando
con l'ANSA.
Il 70 per cento dei partecipanti sono state donne. "Ho visto
persone molto motivate e preparate che vogliono lavorare nel
mondo dell'emergenza-urgenza" ha spiegato ancora il professor
Agnelli, docente di Medicina interna all'Università degli Studi
di Perugia.
Il coordinamento tra le Scuole di specializzazione è nato 12
anni fa. Il congresso di Assisi si è diviso tra il teatro
Lyrick, per le lezioni frontali, e il vicino palaeventi, per le
attività pratiche. Tra i temi trattati spazio ovviamente
all'emergenza Covid con le novità legate alla gestione dei
pazienti affetti dal virus. "Con la pandemia - ha sottolineato
il professor Agnelli - è emersa con ancora maggiore evidenza
l'importanza del pronto soccorso e più in generale
dell'emergenza-urgenza. L'obiettivo è di formare un medico
ancora più preparato e coscienzioso, per rivitalizzare questo
ambito. Certo - ha concluso il professor Agnelli - il percorso
di preparazione dello specialista dura cinque anni ed è quindi
irrealistico aspettarsi risultati nell'immediato".
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