"La situazione è grave. Le aziende
farmaceutiche stanno affrontando, non solo l'incremento del
costo di energia e gas, ma anche un aumento delle materie prime
e dei costi del packaging, unite all'inflazione e alla
svalutazione dell'euro. Tutto questo sta diventando
insostenibile e molte imprese sono a rischio chiusura, visto che
non scaricano sui cittadini gli aumenti dei costi sostenuti". A
lanciare l'allarme è Marcello Cattani, presidente Farmindustria
A pesare non sono solo gli incrementi del 600% dell'energia
e del gas e l'inflazione arrivata all'8,4%, ma anche gli aumenti
del packaging, ovvero di carta e vetro necessari al
confezionamento dei medicinali, che, spiega Cattani all'ANSA,
sono "cresciuti del 50% in un anno. Anche i principi attivi dei
farmaci sono aumentati del 50% e in Europa arrivano per l'80% da
Cina e India, dove li paghiamo in dollari, con un ulteriore
impatto negativo per via della svalutazione dell'euro".
Diversamente da quanto fanno altre aziende, però, "quelle che
producono farmaci non scaricano questi costi sul consumatore,
perché il prezzo di quelli rimborsabili dal Servizio sanitario
nazionale è negoziato", aggiunge. Farmindustria chiede quindi di
mettere in sicurezza il settore: "no alla revisione del
prontuario farmaceutico e a ulteriori tagli. Il governo -
conclude - intervenga immediatamente e, nella nuova legge di
bilancio, si prevedano più risorse sulla spesa farmaceutica.
Altrimenti, il rischio è di vedere molte aziende chiudere".
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