"Luca Dello Strologo se n'è andato alla fine di una lunga battaglia. Con lui è nato 30 anni fa nel nostro Ospedale il Programma di Trapianto di Rene, accompagnando al trapianto 499 bambini e ragazzi. Grazie per la tua umanità, competenza e dedizione, fino agli ultimi giorni". Lo scrive su Twitter l'Ospedale Bambino Gesù di Roma, comunicando la morte del professore Luca Dello Strologo, responsabile del follow-up del trapianto renale dell'ospedale pediatrico.
"Caro dottor Luca, oggi è un giorno triste. Pochi giorni fa ci hai scritto: 'Io sono credente, sono arrivato alla fine della corsa, ma sono sicuro che ci rivedremo con Teodora in un altro luogo'. Sono anche io sicura che succederà, e allora Teodora stringerà forte quella mano che le avevi porto e che aveva paura di avvicinare prima del trapianto", sono le parole della mamma di una paziente, che ricorda il professore del Bambino Gesù.
"Sei stato una colonna portante delle nostre vite e di quelle di centinaia di altre famiglie, per anni e anni -prosegue - Sei diventato il confidente di tanti adolescenti, che hai aiutato a superare la fase più difficile della vita prima e dopo il trapianto. Sei stato un fortissimo antagonista di tante discussioni con questa mamma molto esigente, che ti ha stimato sempre molto. Hai costruito l'alleanza con le famiglie su tre pilasti: competenza, trasparenza e fiducia. Non sei mai venuto meno a nessuno dei tre. Tutte le decisioni che ci hai proposto erano sempre fondate su ricerche e dati robusti, aggiornati, approfonditi. Non ci hai mai illuso, anzi, qualche volta ci hai detto la verità, anche quando sapevi che eravamo molto fragili per reggere le delusioni. Ci hai dato fiducia e l'hai richiesta. Lo hai fatto anche con Teodora, chiedendole quello che poteva dare, senza false promesse, sempre offrendole sincerità e supporto. E lei lo ha sentito. Sapeva che poteva contare su di te per trovare una soluzione vera, e se tu non la trovavi, voleva dire che non c'era. Non ti sei risparmiato fino all'ultimo, condividendo con tutti noi anche la tua fragilità, per me forse il gesto più rivoluzionario che possa fare un medico". Noi pazienti ci sentiamo spesso esclusi e frustrati, perchè non troviamo risonanza, empatia da parte di chi ci cura. Molti medici adesso hanno capito l'importanza di questa modalità di relazione e cercano di metterla in atto. Tu più che parlarne, l'hai messa in pratica con la vita. Hai mostrato in questi ultimi anni, continuando a lavorare nonostante la malattia, che essere fragili non significa perdere valore, dignità e capacità. Grazie di tutto, anche per quest'ultima grande lezione di vita. Non ti dimenticheremo", conclude.
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