"Questo approccio, uno dei primi
in Europa, è - spiega Di Benedetto - la massima espressione
della più evoluta mini-invasività e poterla applicare a un
intervento di prelievo di emifegato significa offrire al
donatore, soggetto sano che si sottopone ad un intervento
chirurgico per la cura di un proprio caro, la massima
espressione della innovazione ed evoluzione della chirurgia, con
tutti i vantaggi che ne conseguono".
Come è stato sottolineato nel corso del convegno, questo
approccio "incentiva la donazione".
L'intervento è stato eseguito con una tecnica robotica pura,
accedendo all'addome con fori di 8 millimetri e lavorando
totalmente dalla console robotica. L'emifegato è stato estratto
da una piccola incisione sovra-pubica. Nell'ambito della
chirurgia del fegato si riconosce questo intervento come una
delle più complesse procedure esistenti. Il team guidato da Di
Benedetto dopo oltre 400 interventi eseguiti con tecnica
robotica, è da 3 anni il primo centro in Italia per i trapianti
di fegato da donatore vivente in riceventi adulti.
"Dimostra commenta Ugo Boggi, presidente Sito e direttore
dell'Unità operativa di Chirurgia generale e trapianti
dell'Azienda ospedaliera di Pisa - l'efficienza del sistema
trapianti in Italia e della sua capacità di evolversi. L'Italia
è già leader nel trapianto di fegato da cadavere, sta
irrobustendo la sua esperienza anche da donatore vivente. La
speranza è che un'esperienza importante come quella del
capoluogo emiliano possa fare da traino ad altri Centri del
territorio nazionale".
In Italia sono oltre mille i pazienti in lista d'attesa per
un nuovo fegato.
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