"Auspico che governo e parlamento
prendano a cuore la riforma legislativa del Sistema di Emergenza
Territoriale 118, il sistema di soccorso sanitario salvavita
che, paradossalmente, mentre è conosciuto e apprezzato da tutti
i cittadini viene dimenticato, da trent'anni, dalle
istituzioni". Questo l'appello del presidente nazionale Sis 118,
Mario Balzanelli, che, sulla pandemia, vissuta in prima linea
per i soccorsi ma anche da paziente e da familiare di vittime,
con la morte della mamma, richiama all'unità e chiede di
"abbandonare l'innaturale perenne conflittualità tra parti
politiche" e di "fare leva, sinergicamente, sulle esperienze".
Secondo Balzanelli è "necessario pensare ad una strategia di
gestione flessibile in base alle necessità, ad una azione
concertata di governo, insieme istituzionale e clinico, in grado
di effettuare un controllo su un continuo adattamento della
risposta dello Stato rispetto al fabbisogno di salute e
all'istanza sociale". Nelle fasi inziali della pandemia, ricorda
Balzanelli "siamo stati letteralmente inondati, in tutte le
regioni, da decine di migliaia malati che non respiravano, che
si scompensavano all'improvviso e precipitavano nelle forme di
insufficienza respiratoria acuta più severe, anche per morire
poche ore dopo. Senza vaccini, senza antivirali, e a volte senza
neanche i dovuti equipaggiamenti ed attrezzature ci siamo
trovati, spalle al muro, a difendere e a salvare vite umane
utilizzando al meglio tutto ciò che potevamo". E, dice il
presidente nazionale Sis 118 "se non vi fossero state quelle
misure così restrittive, in quel periodo terrificante, i morti
sarebbero stati almeno 10 volte più numerosi". Poi sono arrivati
i vaccini e gli antivirali, e nuove varianti virali, "con un
conseguente profilo evolutivo sostanzialmente diverso e
notevolmente più attenuato della malattia, e coerentemente si è
beneficiato di un naturale progressivo allentamento di tutti i
divieti", dice Balzanelli sottolineando che, oggi, alla luce del
nuovo quadro epidemiologico "non vedo quale sia la dicotomia su
cui fare leva nelle polemiche di questi giorni" trattandosi di
"diversi momenti evolutivi di una tormentata fase pandemica". In
particolare per la questione mascherine nelle strutture
sanitarie e Rsa, "rimuoverne l'obbligo sarebbe stato prematuro".
Con le attuali elevate temperature "non è possibile valutare il
confronto del tasso epidemico della Covid-19 con la stagione
fredda".
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