I test genomici permettono di capire
quali donne, tra quelle con tumore al seno, risponderanno alla
chemioterapia, permettendo di evitare cure pesanti e non
necessarie a chi non ne avrà beneficio. Ma solo 3 pazienti su 10
ne sono state informate e non è chiaro quali regioni diano
questa possibilità e quanti ne abbiano finora beneficiato.
Conoscere come sia realmente garantito l'accesso ai test
genomici è l'obiettivo della istanza di accesso civico inviata
oggi da Cittadinanzattiva ai presidenti e agli assessori alla
Salute delle Regioni Italiane.
La Legge di Bilancio 2021 ha stanziato 20 milioni di euro
finalizzati ad un fondo per il rimborso dei test genomici su
persone affette da specifici tipi di tumore della mammella. Ad
oggi tuttavia nella gran parte delle Regioni, i pazienti che ne
avrebbero diritto incontrano numerosi ostacoli all'accesso. Da
un'indagine di Cittadinanzattiva emerge che oltre il 73% dei
cittadini con tumore non è stato informato della possibilità e
solo un 15% dichiara possibile nella propria Regione il
rimborso.
"L'inserimento di questi test nei Livelli essenziali di
assistenza (Lea) garantirebbe eguale accesso a chi ne ha
diritto, oltre che la possibilità per alcuni di loro di evitare
la chemioterapia con risvolti importantissimi sulla propria
salute fisica e psicologica. Ma i Lea sono di fatto bloccati
dalla mancata approvazione del Decreto tariffe", dichiara Anna
Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva.
L'istanza di accesso civico permetterà di avere informazioni
e dati in merito a modalità organizzative per la prescrizione
dei test multigenici prognostici, l'esecuzione, il monitoraggio,
le verifiche e i controlli; la percentuale di pazienti testati
rispetto agli aventi diritto e la percentuale di quelli
provenienti da altre Regioni. Le Regioni, per legge, dovranno
fornire un riscontro entro sessanta giorni.
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