I tumori cerebrali sono in lieve ma costante aumento con un tasso di nuovi casi che nel 2020, anno pre-pandemia, ha fatto registrare 6.100 nuove diagnosi e una incidenza che coinvolge più le donne degli uomini, anche se questi ultimi sono quelli in cui si hanno le forme più aggressive della malattia. A fare il punto, in occasione della presentazione del rapporto 'I numeri del cancro in Italia', è Giuseppe Lombardi, referente della neuroncologia dello IOV di Padova, che si è occupato della parte del lavoro sul sistema nervoso centrale.
Tra i tumori cerebrali il Glioblastoma resta quello più frequente tra gli adulti, con un incidenza di 4 casi ogni 100 mila abitanti che sale a 15 casi per gli over 55 anni: è tra i tumori cerebrali per cui non esiste prevenzione, con un aspettativa di vita di 15 mesi dalla diagnosi anche se in un 5% dei casi si può arrivare a superare i 5 anni, spiega Lombardi sottolineando che ad oggi la terapia standard risale al 2005 e prevede chirurgia, radioterapia e chemioterapia. "Ma attualmente abbiamo a disposizione vari protocolli sperimentali che possono essere utilizzati non solo al momento della recidiva della malattia ma come prima linea di trattamento, subito dopo la chirurgia, con nuovi farmaci che inibiscono specifiche alterazioni molecolari presenti nelle cellule tumorali" sottolinea il neuroncologo ricordando il 'Regoma' e il 'Regoma2': lo studio di cui è ideatore e coordinatore alla IOV con il "'Regorafenib', una molecola che agisce riducendo la vascolarizzazione e la proliferazione delle cellule tumorali".
Lo studio Regoma 2 è attualmente in corso e in fase di arruolamento, aggiunge sottolineando che la nuova frontiera per combattere la malattia punta anche su "nuove metodiche immunoterapiche con l'utilizzo di vaccini e cellule del sistema immunitario del paziente stesso che vengono modificate geneticamente" per aggredire le cellule del glioblastoma. "E' un tipo di tumore in lieve ma costante crescita ma ci sono sempre più armi a disposizione", aggiunge Lombardi ricordando anche l'importanza di fare rete con gli altri centri d'eccellenza internazionali che si occupano dei tumori cerebrali.
Se l'esposizione alle radiazioni rimane il primo indagato tra le cause dei tumori cerebrali, al momento non ci sarebbero relazioni scientificamente provate su una correlazione con i cellulari il cui uso comunque, consiglia Lombardi, "andrebbe limitato in ogni caso".
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