Un piano nazionale per affrontare le grandi emergenze sanitarie in caso di incendi ed esplosioni che causino ustioni di massa, di cui attualmente l'Italia è sprovvista e che sarebbe però fondamentale per non fare andare in tilt il sistema sanitario e farsi trovare impreparati in caso di tragedie improvvise. E' la richiesta della SiUst, la Società italiana ustioni, dal suo 24esimo congresso nazionale a Viareggio, da dove lancia l'appello a governo e istituzioni europee per affrontare i 'Burn Mass Casualty Incident' (Bmci), definiti dall'Oms tra i disastri più difficili da gestire. La scelta della location non è casuale: SiUst sceglie come base del congresso proprio Viareggio, dove nel 2009 si consumò la strage alla stazione ferroviaria. Un treno deragliato provocò l'esplosione di una cisterna gpl, causando 32 morti e oltre 100 feriti. Nella gestione di quell'emergenza, ricordata nell'inaugurazione del congresso con un video di ricordi e testimonianze, secondo il presidente SiUst Antonio Di Lonardo, che ha vissuto in prima persona la tragedia, si sono palesati i limiti del nostro sistema di risposta sanitaria.
"In Italia bastano anche meno di 10 pazienti gravemente ustionati per creare una maxi emergenza nazionale - conferma Antonio Di Lonardo, direttore del Centro Grandi Ustioni di Pisa e presidente della SiUst - Abbiamo poche disponibilità di posti letto, pochi centri ustioni e mal distribuiti sul territorio nazionale". Nello scenario attuale, in caso di necessità "non si sa dove sistemare i pazienti e come accoglierli nei centri ustioni, che sono i luoghi deputati al loro trattamento".
"È fondamentale avere una formazione specifica di chi soccorre - aggiunge - I centri ustioni non solo sono pochi, ma sono anche malmessi, sempre sotto organico. Abbiamo difficoltà degli approvvigionamenti, dei materiali che ci servono. Non ci sono stoccaggi sufficienti di farmaci, di dispositivi medici che vengono rapidamente consumati in caso di una maxi emergenza".
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